Schiavitù moderna e lavoro dignitoso

 

Unite­vi a noi per una migliore com­pren­sione del cres­cente fenom­e­no del­la schi­av­itù mod­er­na, attra­ver­so le prospet­tive inter­se­can­ti di un econ­o­mista Pro­fes­sor Marc Ches­ney, un’es­per­ta di assis­ten­za alle vit­time Cristi­na Duran­ti e uno spe­cial­ista del­la cate­na di approvvi­gion­a­men­to Bri­an Iselin, un rap­p­re­sen­tante del­la sezione Migranti & Rifu­giati — Svilup­po Umano Inte­grale del Vat­i­cano Andrea March­esani e uno psi­col­o­go Dr. Gabriele Spina che aiu­ta i migranti e i gio­vani che lavo­ra­no in un’e­cono­mia iper­com­pet­i­ti­va che trop­po spes­so fun­ziona con lavori sot­top­a­gati. Come han­no dimostra­to i nos­tri prece­den­ti sem­i­nari, un nuo­vo approc­cio basato sul­la doman­da di beni e servizi legati al traf­fi­co di esseri umani dovrebbe essere svilup­pa­to da tut­ti gli attori, i gov­erni, per ridurre e sradi­care la schi­av­itù moderna.

 

  • Dis­cor­so di aper­tu­ra del Pro­fes­sor Michel Veuthey, Ambas­ci­a­tore del Sovra­no Ordine di Mal­ta per il mon­i­tor­ag­gio e la lot­ta al traf­fi­co di persone
  • Sr. Mir­jam Beike, RGS, Mod­er­a­trice, Rap­p­re­sen­tante all’ONU a Ginevra per le Suore di Nos­tra Sig­no­ra del­la Car­ità del Buon Pas­tore. Ha lavo­ra­to 30 anni con i sopravvis­su­ti alla trat­ta in Ger­ma­nia e in Albania
  • Bri­an Iselin, fonda­tore di SLAVE FREE TRADE che mon­i­to­ra le catene di approvvi­gion­a­men­to e crea stru­men­ti per respon­s­abi­liz­zare i consumatori
  • Cristi­na Duran­ti, diret­trice di GSIF Good Shep­herd Inter­na­tion­al Foun­da­tion che ha vin­to il Thom­son Reuters Foun­da­tion Stop Slav­ery Award per il suo lavoro di lot­ta con­tro lo sfrut­ta­men­to dei bam­bi­ni costret­ti a lavo­rare nelle miniere del­la Repub­bli­ca Demo­c­ra­t­i­ca del Congo
  • Andrea March­esani, Con­sigliere Spe­ciale del­l’Or­dine di Mal­ta, mem­bro del­la Sezione Migranti e Rifu­giati e del Dipar­ti­men­to per lo Svilup­po Umano Inte­grale del­la San­ta Sede
  • Dr. Gabriele Spina, psi­col­o­go, project man­ag­er del Con­sorzio Il Nodo di Cata­nia, respon­s­abile del­la pro­tezione dei gio­vani e dei migranti
  • Prof. Marc Ches­ney, capo del Dipar­ti­men­to di Ban­ca e Finan­za e del Cen­tro di Com­pe­ten­za in Finan­za Sosteni­bile del­l’U­ni­ver­sità di Zuri­go (Svizzera), dopo essere sta­to decano asso­ci­a­to di HEC Paris, autore di “The Per­ma­nent Cri­sis: The Finan­cial Oli­garchy and the Fail­ure of Democ­ra­cy”, da molti anni svilup­pa un’anal­isi crit­i­ca del set­tore finanziario e delle sue con­seguen­ze sul­l’e­cono­mia reale e sulle con­dizioni di lavoro

 

 

MICHEL VEUTHEY: Ben­venu­ti al nos­tro webi­nar sul­la schi­av­itù mod­er­na e il lavoro dig­ni­toso.  Dal­lo scor­so otto­bre, abbi­amo orga­niz­za­to 12 webi­nar sul traf­fi­co di esseri umani alla luce delle Enci­cliche Lauda­to Si’ e Fratel­li Tut­ti.  Per­me­t­tete­mi di mostrarvi due citazioni da queste Enci­cliche.  In pri­mo luo­go, la Lauda­to Si’, e vedete: “Ogni sfor­zo per pro­teggere e miglio­rare il nos­tro mon­do com­por­ta pro­fon­di cam­bi­a­men­ti negli stili di vita, nei mod­el­li di pro­duzione e di con­sumo, e nelle strut­ture con­sol­i­date di potere che gov­er­nano le soci­età di oggi.  L’au­t­en­ti­co svilup­po umano ha un carat­tere morale.  Pre­sup­pone il pieno rispet­to del­la per­sona umana”, e poi, per dire che, “Questi prob­le­mi sono stret­ta­mente legati a una cul­tura del­l’usa e get­ta che colpisce gli esclusi pro­prio men­tre riduce rap­i­da­mente le cose”, e aggiun­gerei le per­sone, “a spaz­zatu­ra”.  E Fratel­li Tut­ti, e qui vedete anche una citazione, para­grafo 24, “Il traf­fi­co di per­sone e altre forme con­tem­po­ra­nee di riduzione in schi­av­itù sono un prob­le­ma mon­di­ale che deve essere pre­so sul serio dal­l’u­man­ità intera: poiché le orga­niz­zazioni crim­i­nali uti­liz­zano reti glob­ali per rag­giun­gere i loro obi­et­tivi, gli sforzi per elim­inare questo fenom­e­no richiedono anche uno sfor­zo comune e, in effet­ti, glob­ale da parte dei vari set­tori del­la soci­età.  E in effet­ti, da otto­bre, abbi­amo orga­niz­za­to 12 webi­nar.  E nei nos­tri 12 webi­nar, abbi­amo evi­den­zi­a­to l’im­por­tan­za del lavoro delle con­gregazioni reli­giose nel­la dife­sa e nel­l’as­sis­ten­za alle vit­time e ai sopravvis­su­ti del traf­fi­co di esseri umani, a liv­el­lo locale e inter­nazionale.  Abbi­amo dis­cus­so il trau­ma inflit­to alle vit­time e come affrontare il trau­ma con i pro­fes­sion­isti.  Abbi­amo esam­i­na­to gli approc­ci legali e penali al traf­fi­co di esseri umani, com­pre­so i lim­i­ti del­la per­se­cuzione penale, e sot­to­lin­eato la neces­sità di svilup­pare un quadro giuridi­co per affrontare la doman­da di beni e servizi prodot­ti dal lavoro degli schi­avi.  Abbi­amo descrit­to soluzioni come il mod­el­lo nordi­co, e la neces­sità di aiutare le donne a fug­gire dal­la pros­ti­tuzione, di perseguire i pro­tet­tori, i “Johns”, ma non le pros­ti­tute.  Abbi­amo dis­cus­so il ruo­lo dei con­suma­tori, come edu­car­li e incor­ag­gia­re i pro­dut­tori a con­trol­lare rig­orosa­mente le loro catene di approvvi­gion­a­men­to.  Abbi­amo ascolta­to i tes­ti­moni sul ruo­lo del­la tec­nolo­gia che facili­ta il traf­fi­co di esseri umani, la tec­nolo­gia uti­liz­za­ta in modo impro­prio dai traf­fi­can­ti di esseri umani durante tutte le fasi del crim­ine, com­pre­so il reclu­ta­men­to, il con­trol­lo e lo sfrut­ta­men­to delle vit­time, così come la tec­nolo­gia uti­liz­za­ta per pre­venire e com­bat­tere il traf­fi­co di esseri umani.  La schi­av­itù mod­er­na, l’op­pos­to del lavoro dig­ni­toso, è in aumen­to.  Qua­si tut­to quel­lo che con­sum­i­amo, dai vesti­ti, alle bat­terie dei nos­tri cel­lu­lari, al pesce che man­giamo, ha lavoro forza­to e sfrut­ta­men­to nascos­to da qualche parte nel­la sua pro­duzione.  Molti di noi, com­p­rese le aziende che pro­ducono i prodot­ti che com­pri­amo, non han­no idea di quan­do o dove avven­ga lo sfrut­ta­men­to, e sta crescen­do ogni sin­go­lo giorno.  Cir­ca 45,8 mil­ioni di per­sone oggi vivono in con­dizioni di schi­av­itù.  È più grande del­la popo­lazione del­la Cal­i­for­nia, del Cana­da o del­l’Ar­genti­na.  Ogni paese del­la ter­ra è coin­volto.  E più di 150 mil­iar­di di dol­lari di prof­itti sono generati annual­mente dalle imp­rese che imp­ie­gano la schi­av­itù e lo sfrut­ta­men­to.  Questo è più grande delle entrate di Google, Microsoft, Apple, Exxon Mobil e JPMor­gan Chase messe insieme.  Oggi dis­cuter­e­mo con esper­ti di questo fla­gel­lo del nos­tro tem­po.  E l’a­gri­coltura dà lavoro a più di un mil­iar­do di per­sone nel mon­do, eppure mil­ioni di agri­coltori e lavo­ra­tori agri­coli non guadag­nano abbas­tan­za per pagar­si le cose basi­lari come cibo decente, allog­gio e istruzione, per non par­lare dei rispar­mi per impre­visti o per una pen­sione dig­ni­tosa.  Il 70 per cen­to, il 70 per cen­to degli oltre 152 mil­ioni di bam­bi­ni imp­ie­gati nel lavoro mino­rile lavo­ra­no in agri­coltura.  La cor­sa al rib­as­so dei prezzi, in par­ti­co­lare nel caf­fè, nel cacao e nelle banane, sig­nifi­ca che il ris­chio di sfrut­ta­men­to di bam­bi­ni e adul­ti si aggra­va.  Di con­seguen­za, i gio­vani stan­no las­cian­do le comu­nità agri­cole in mas­sa, spes­so finen­do in lavori infor­mali e insi­curi in cit­tà o in gran­di aziende agri­cole.  (…) La Gior­na­ta mon­di­ale con­tro il lavoro mino­rile di quest’an­no si con­cen­tra sulle azioni intrap­rese per il 2021, Anno inter­nazionale per l’e­lim­i­nazione del lavoro mino­rile. Ques­ta è la pri­ma gior­na­ta mon­di­ale dal­la rat­i­fi­ca uni­ver­sale del­la Con­ven­zione 182 del­l’I­LO sulle peg­giori forme di lavoro mino­rile.  Si svolge in un momen­to in cui la crisi del COVID-19 minac­cia di inver­tire anni di pro­gres­si nel­l’af­frontare il prob­le­ma.  Sec­on­do l’I­LO, Orga­niz­zazione Inter­nazionale del Lavoro, il lavoro dig­ni­toso è un lavoro pro­dut­ti­vo per donne e uomi­ni in con­dizioni di lib­ertà, equi­tà, sicurez­za e dig­nità umana.  In gen­erale, il lavoro è con­sid­er­a­to decente quan­do: 1. Paga un red­di­to equo.  2. Garan­tisce una for­ma sicu­ra di impiego e con­dizioni di lavoro sicure.  3. Assi­cu­ra pari oppor­tu­nità e trat­ta­men­to per tut­ti.  4. Include la pro­tezione sociale per i lavo­ra­tori e le loro famiglie.  5. Offre prospet­tive di svilup­po per­son­ale e incor­ag­gia l’in­te­grazione sociale.  E 6. I lavo­ra­tori sono liberi di esprimere le loro pre­oc­cu­pazioni e di orga­niz­zarsi.  E per alcu­ni di noi, il lavoro dig­ni­toso rias­sume le aspi­razioni delle per­sone nel­la loro vita lavo­ra­ti­va.  E l’oc­cu­pazione pro­dut­ti­va e il lavoro dig­ni­toso sono ele­men­ti chi­ave per rag­giun­gere una glob­al­iz­zazione equa e una riduzione del­la povertà.  E ora, per­me­t­tete­mi di ringraziare gli ora­tori di oggi.  Il pri­mo sarà Bri­an Iselin, sul­la neces­sità di con­trol­lare le catene di approvvi­gion­a­men­to per ridurre e lib­er­ar­si del lavoro schi­a­vo.  Sec­on­do, Cristi­na Duran­ti, che par­lerà del­la sua espe­rien­za di pre­ven­zione e lot­ta con­tro lo sfrut­ta­men­to dei bam­bi­ni costret­ti a lavo­rare nelle miniere in Africa e altrove.  Ter­zo, Andrea March­esani, che par­lerà del­l’in­seg­na­men­to sociale del­la Chiesa cat­toli­ca sul lavoro dig­ni­toso e la schi­av­itù mod­er­na sul­la base degli Ori­en­ta­men­ti pas­torali.  Poi Gabriele Spina, che aiu­ta i migranti in Italia a sfug­gire al lavoro in schi­av­itù e li adde­stra a inte­grar­si ver­so un lavoro dig­ni­toso.  L’ul­ti­mo rela­tore, il pro­fes­sor Marc Ches­ney, che inseg­na finan­za all’U­ni­ver­sità di Zuri­go in Svizzera, darà una visione più ampia del sis­tema eco­nom­i­co odier­no, che trop­po spes­so por­ta a minare l’e­cono­mia reale e il lavoro dig­ni­toso.  Quin­di gra­zie a tut­ti, e solo una paro­la, tro­verete i doc­u­men­ti, tra cui l’I­LO, il rap­por­to UNICEF e altri doc­u­men­ti nelle “dis­pense” di questo webi­nar.  Sen­tite­vi liberi di scari­car­li e con­di­vider­li.  E vor­rei anche ringraziare Suor Mir­jam Beike, co-orga­niz­za­trice di questo webi­nar, rap­p­re­sen­tante all’ONU a Ginevra per le Suore di Nos­tra Sig­no­ra del­la Car­ità del Buon Pas­tore, che ha lavo­ra­to 30 anni con i sopravvis­su­ti alla trat­ta in Ger­ma­nia e Alba­nia, e che ora assumerà il ruo­lo di mod­er­a­trice di questo webi­nar.  Mir­jam, a te la paro­la. Grazie.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie mille, Michel. Quin­di inizier­e­mo questo webi­nar. E las­cio la paro­la a Bri­an per fare un’in­tro­duzione e spie­gare meglio di cosa si trat­ta.  Molti di voi lo conoscono già.  È un ex solda­to aus­traliano e agente fed­erale, il fonda­tore di Slave­free­trade con sede a Ginevra, un’or­ga­niz­zazione no-prof­it che lavo­ra per sfruttare la poten­za del­la blockchain per lib­er­are il mon­do dal lavoro degli schi­avi.  Bri­an, a te la parola.

 

BRIAN ISELIN: Gra­zie mille per aver­mi invi­ta­to di nuo­vo, Suor Mir­jam e Michel.  Spero che tut­ti pos­sano sen­tir­mi bene.  Come ha det­to suor Mir­jam, nel­la mia vita prece­dente sono sta­to un solda­to e un agente fed­erale.  Mi sono spe­cial­iz­za­ta nel con­tro crim­ine orga­niz­za­to e nel con­tros­pi­onag­gio per 19 anni.  E poi negli ulti­mi 19 anni, la mia vita è sta­ta più lun­ga di quan­to sem­bri, gius­to?  Mi sono spe­cial­iz­za­to nel con­durre oper­azioni con­tro la schi­av­itù in tut­to il mon­do.  E in tut­to questo tem­po ho impara­to una cosa che è molto, molto impor­tante, è capire rap­i­da­mente che cosa è e rimanere con­cen­trati sul prob­le­ma reale, non i prob­le­mi per­cepi­ti, ma il prob­le­ma reale.  E quin­di las­ci­ate­mi spie­gare dal pun­to di vista del traf­fi­co di esseri umani, del­la schi­av­itù mod­er­na e del­la gius­tizia crim­i­nale, quan­do vi trovate di fronte a qual­cuno con un coltel­lo e un cat­ti­vo atteggia­men­to nei vostri con­fron­ti, il prob­le­ma in realtà non è il coltel­lo in mano.  Il vero prob­le­ma è il tizio che c’è dietro.  Il coltel­lo in realtà diven­ta una dis­trazione e non il prob­le­ma, per­ché pos­so neu­tral­iz­zare il coltel­lo, ma il tizio dietro di esso sarà anco­ra lì e così sarà il cat­ti­vo atteggia­men­to, il che sig­nifi­ca che cercherà sem­plice­mente un altro modo per fare quel­lo che sta­va per fare comunque.  Questo si chia­ma effet­to di sposta­men­to, e sig­nifi­ca che il prob­le­ma viene trat­ta­to ma non cura­to, e questo, lo sposta­men­to, è esat­ta­mente quel­lo che sti­amo facen­do e che abbi­amo fat­to per decen­ni sul­la schi­av­itù mod­er­na e il traf­fi­co di esseri umani.  Quin­di sti­amo par­lan­do di sosteni­bil­ità negli affari, e data ques­ta analo­gia con il coltel­lo, par­liamo di quel­lo che è vera­mente il prob­le­ma con cui ci con­fron­ti­amo tut­ti qui solo per un sec­on­do.  Non è la povertà, non è l’abu­so ses­suale, non è il genere, non è la dis­oc­cu­pazione, la migrazione, doc­u­men­ta­ta o meno.  Il prob­le­ma che abbi­amo di fronte è qual­cuno che fa la scelta morale ed eco­nom­i­ca di sfruttare il lavoro di qual­cun altro.  Ques­ta è l’essen­za di ciò di cui par­liamo quan­do dici­amo il lato del­la doman­da del­l’e­quazione: qual­cuno che prende una deci­sione pre­med­i­ta­ta o oppor­tunis­ti­ca, di sfruttare qual­cun altro per il suo lavoro; e così facen­do, gli nega il lavoro decente che Michel sta­va descriven­do pri­ma.  Ora, la per­sona dietro ques­ta deci­sione, quel­la dietro questo coltel­lo, è ciò che sti­amo guardan­do quan­do cer­chi­amo di affrontare il lato del­la doman­da.  E impor­tante, nel con­testo, più del 98% del­la spe­sa glob­ale per la schi­av­itù mod­er­na è spe­sa sul lato del­l’of­fer­ta del­l’e­quazione, il lato del­lo sposta­men­to del­l’e­quazione.  Quin­di il prob­le­ma per chi­unque affron­ti la schi­av­itù mod­er­na è come ren­dere con­to degli uomi­ni d’af­fari che non trovano un pos­to per il bene intrin­seco nei loro affari e abu­sano dei dirit­ti umani per­ché non fa male ai loro affari far­lo.  È così che sono arriva­to a creare Slave­free­trade quat­tro anni fa.  Nato da, dici­amo, frus­trazione e futil­ità dopo anni di dis­ar­mo delle per­sone, solo per trovar­le a fare tut­to questo anco­ra e anco­ra, ho pen­sato che questo è sbaglia­to.  Abbi­amo bisog­no di una rispos­ta sis­tem­i­ca a questo prob­le­ma sis­temi­co.  E quin­di affron­ti­amo il prob­le­ma reale invece di rin­trac­cia­re e spostare solo.  Vedi­amo se pos­si­amo inve­stire in una cura.  Ora, è molto impor­tante ricor­dare che gli schi­av­isti e gli sfrut­ta­tori non sono tut­ti duri.  Ne ho incon­trati molti nel cor­so degli anni.  Non sono tut­ti dei com­pleti farabut­ti.  Molti di loro sono solo uti­liz­za­tori oppor­tunisti di per­sone come la mag­gior parte del­la popo­lazione mon­di­ale.  Affron­ti­amo i fat­ti.  Pos­si­amo effet­ti­va­mente togliere molti di loro dal busi­ness del­la schi­av­itù dan­do loro qual­cosa di più pos­i­ti­vo per cui lottare, e alcu­ni di voi tro­ver­an­no questo un pun­to di vista cini­co, ma le nos­tre soluzioni non pos­sono essere giuste, o non pos­sono essere effet­ti­va­mente focal­iz­zate sul bene intrin­seco.  Deve anco­ra ridur­si al denaro.  Pos­si­amo dare a questi schi­av­isti e sfrut­ta­tori un pos­to migliore dove stare, ma di fat­to, deve essere un mer­ca­to migliore dove stare.  Han­no bisog­no di vol­er­ci andare per motivi com­mer­ciali e auto-moti­vati.  Quin­di questo sig­nifi­ca un modo com­ple­ta­mente nuo­vo di pen­sare alla schi­av­itù mod­er­na, sig­nifi­ca ricon­cettual­iz­zare i dirit­ti umani nei luoghi di lavoro e costru­ire un nuo­vo mod­el­lo eco­nom­i­co che avvan­tag­gi il tuo busi­ness se rispet­ti i dirit­ti umani.  Ma la doman­da cen­trale per me nel fon­dare Slave­free­trade era come fare in modo che il rispet­to del lavoro decente paghi.  E come sarebbe un mer­ca­to in cui non puoi parte­ci­pare se non sei in gra­do di far­lo?  Ma per garan­tire un lavoro dig­ni­toso in più posti di lavoro a liv­el­lo glob­ale, abbi­amo bisog­no di creare questo mod­el­lo eco­nom­i­co che dica che la tua per­for­mance sui dirit­ti umani non è a fian­co, non è parte di una tripla lin­ea di fon­do.  È parte inte­grante del­la tua lin­ea di fon­do, ripren­den­do effet­ti­va­mente le forze di mer­ca­to su se stesse per raf­forzare il buon com­por­ta­men­to.  E chiara­mente, non sti­amo par­lan­do di un pic­co­lo eser­cizio.  Come Michel ha indi­ca­to pri­ma, sti­amo par­lan­do di decine di mil­ioni, centi­na­ia di mil­ioni di bam­bi­ni nel lavoro mino­rile e di adul­ti nel lavoro forza­to.  Gra­zie a COVID, pen­so che tut­ti abbi­amo capi­to quan­to spes­so ci toc­chi­amo la fac­cia in un giorno, ma in realtà, toc­chi­amo la schi­av­itù più spes­so di quan­to ci toc­chi­amo la fac­cia in un giorno.  Dal­la taz­za di caf­fè del mat­ti­no all’i­Phone, agli sham­poo e al mas­cara, quan­do si pen­sa a COVID e al toc­care la fac­cia è un’im­mag­ine molto potente per ren­der­si con­to di quan­to spes­so si toc­ca la schi­av­itù.  Mi sono reso con­to molto rap­i­da­mente, nel cer­care di creare un tale sis­tema, che dob­bi­amo essere in gra­do di scalare in modo mas­s­ic­cio, il che sig­nifi­ca che dob­bi­amo essere in gra­do di autom­a­tiz­zare di nuo­vo in modo mas­s­ic­cio, e questo sig­nifi­ca tec­nolo­gia.  Ogni schema di con­trol­lo e cer­ti­fi­cazione nel mon­do, guar­date Fair­Trade, per esem­pio, si è scon­tra­to con ques­ta bar­ri­era.  Se non puoi autom­a­tiz­zare, non puoi scalare.  Se non puoi scalare, non potrai mai arrivare neanche a dis­tan­za di radar a risol­vere un prob­le­ma di queste dimen­sioni.  Quel­lo che dob­bi­amo fare in realtà è smet­tere di con­cen­trar­ci sul neg­a­ti­vo.  Slave­free­trade è un approc­cio com­ple­ta­mente pos­i­tivista.  Dob­bi­amo smet­tere di fare affi­da­men­to sul­l’in­geren­za all’estrem­ità tor­bi­da del­lo spet­tro dei dirit­ti umani, per­ché l’u­ni­co modo per ril­e­vare ciò che sta acca­den­do all’estrem­ità peg­giore, è con per­sone come me che van­no fuori e indagano.  E questo ha un ruo­lo da svol­gere.  Ma questo non potrà mai essere autom­a­tiz­za­to e non potrà mai essere sca­la­to.  Quin­di saran­no sem­pre cose molto pic­cole.  E bas­ta guardare il numero di pro­ced­i­men­ti giudiziari nel mon­do per il traf­fi­co di esseri umani per ren­der­si con­to che è davvero poca cosa.  Quin­di pen­sa in questo modo: i dirit­ti umani nei luoghi di lavoro a liv­el­lo glob­ale, uni­ver­salmente, esistono su uno spet­tro.  Allo­ra cosa suc­cede se spos­ti­amo la nos­tra atten­zione, alzan­do lo sguar­do invece che all’estrem­ità oscu­ra del­lo spet­tro cer­can­do di curare invece che di trattare?  Come sarebbe un pro­gram­ma di vac­ci­nazione glob­ale?  I dirit­ti umani nei luoghi di lavoro sono su questo spet­tro. A un’estrem­ità del­lo spet­tro c’è ques­ta poz­za tor­bi­da chia­ma­ta schi­av­itù mod­er­na, e poi ques­ta ricon­cettual­iz­zazione, questo nuo­vo sguar­do ai dirit­ti umani e alla schi­av­itù mod­er­na.  Potete dimen­ti­care per ora tutte le definizioni legali che la com­pon­gono.  In realtà non è nec­es­sario, a liv­el­lo per­son­ale, essere in gra­do di dis­tinguere legal­mente tra lavoro forza­to e traf­fi­co di esseri umani.  Ques­ta è una tana di coniglio in cui molte per­sone si bloc­cano.  Fa poca o nes­suna dif­feren­za per la vit­ti­ma e fa poca o nes­suna dif­feren­za se sti­amo par­lan­do di spostare la nos­tra atten­zione, di soll­e­vare la nos­tra atten­zione ver­so l’estrem­ità pos­i­ti­va del­lo spet­tro.  Il tor­bido, feti­do stag­no sul fon­do, è carat­ter­iz­za­to da un bas­so rispet­to per i dirit­ti umani, o pochi dirit­ti estrema­mente erosi o molti di essi potreb­bero esser­lo.  In ogni caso, pos­si­amo solo sapere che la vita è abbas­tan­za schi­fosa a quel­l’estrem­ità del­lo spet­tro.  All’estrema destra del­lo spet­tro c’è quel pos­to par­a­disi­a­co e delizioso con fontane di cioc­co­la­to cal­do, flu­ente e sen­za schi­avi.  Quel­lo è un lavoro decente.  Ma il lavoro decente è all’estrem­ità oppos­ta del­lo stes­so spet­tro del­la schi­av­itù mod­er­na.  E quel­lo che dob­bi­amo fare è provare una cul­tura del rispet­to dei dirit­ti umani in un pos­to di lavoro. Dimos­tri­amo che un pos­to di lavoro è più vici­no all’estrem­ità del lavoro dig­ni­toso.  E così facen­do, sen­za nem­meno pen­sar­ci, abbi­amo confu­ta­to l’e­sisten­za del­la schi­av­itù mod­er­na, per­ché il lavoro dig­ni­toso e la schi­av­itù mod­er­na, sono agli estre­mi opposti del­lo stes­so spet­tro.  Sono come la kryp­tonite l’uno per l’al­tro, non coesistono.  Ma più di questo, tutte le ques­tioni rel­a­tive ai dirit­ti umani: che si trat­ti di divario salar­i­ale di genere, lavoro forza­to, dis­crim­i­nazione razz­iale, nascono tutte da una cul­tura.  La schi­av­itù mod­er­na non è mai un caso iso­la­to in un pos­to di lavoro.  Se si iden­ti­fi­ca la cul­tura, si può iden­ti­fi­care il prob­le­ma.  Map­pan­do la cul­tura, si com­in­cia ad essere in gra­do di elim­inare i prob­le­mi, e più un pos­to di lavoro è ver­so un lavoro dig­ni­toso, meno è prob­a­bile che siano pre­sen­ti prob­le­mi di dirit­ti umani.  Ecco cosa dove­va­mo fare.  Per ren­dere pos­si­bile questo esame dei luoghi di lavoro, ave­va­mo pri­ma bisog­no di uno stan­dard per definire il lavoro dig­ni­toso e lo spet­tro del­la schi­av­itù mod­er­na.  Potrebbe non sor­pren­dervi sapere che solo quat­tro anni fa, quan­do ho inizia­to Slave­free­trade, non esiste­va un quadro effi­cace che potesse essere oper­azion­al­iz­za­to e definire il lavoro dig­ni­toso nel­la vita reale. Dove­va­mo iniziar­lo.  Dove­va­mo far­lo. Così i pri­mi due anni li abbi­amo pas­sati a fare questo.  A quel pun­to abbi­amo anche deciso, per prin­ci­pio, che qual­si­asi quadro di rifer­i­men­to dove­va essere uni­ver­sale.  Spero che sarete d’ac­cor­do con me quan­do dico che è del tut­to insod­dis­facente qual­si­asi mod­el­lo che dica che un lavo­ra­tore delle pianta­gioni in un paese dovrebbe lavo­rare in un pos­to di lavoro con uno stan­dard di dirit­ti umani infe­ri­ore a quel­lo di un lavo­ra­tore al det­taglio in Inghilter­ra o di un banchiere a New York.  Abbi­amo un enorme cor­po di leg­gi inter­nazion­ali sui dirit­ti umani e i nos­tri dirit­ti sono uni­ver­salmente riconosciu­ti.  Non abbi­amo bisog­no di nuove leg­gi.  Eppure, nonos­tante la pre­sen­za di ques­ta legge inter­nazionale con­cor­da­ta in mate­ria, è una triste carat­ter­is­ti­ca, dici­amo, del mon­do degli affari glob­ale, che il cor­po di leg­gi inter­nazion­ali con­cor­date sia un’ir­ril­e­van­za quo­tid­i­ana.  Sono qui per dirvi che ho sen­ti­to migli­a­ia di imp­rese che dicono che i dirit­ti umani non sono nel­la loro agen­da.  Ma una delle ragioni di questo, una delle ragioni di ques­ta irril­e­van­za, è che è così eso­teri­co, come tut­ti sapete, non è oper­a­ti­vo.  Se pen­sate che la mag­gior parte delle orga­niz­zazioni capis­ca i loro obb­lighi inter­nazion­ali in mate­ria di dirit­ti umani, se andate a chiedere a qual­cuno di H&M i loro obb­lighi inter­nazion­ali in mate­ria di dirit­ti umani, tro­verete cir­ca due per­sone che lo san­no.  Siete seri­amente illusi se pen­sate che i luoghi di lavoro o le imp­rese lo capis­cano.  E se pen­sate che abbiano i mezzi per ren­dere oper­a­tivi i trat­tati sui dirit­ti umani, vi sbagli­ate di grosso.  Quin­di abbi­amo bisog­no di portare qual­cosa nel­la realtà, qual­cosa di molto oper­a­ti­vo, per far capire alle imp­rese cosa inten­di­amo effet­ti­va­mente per dirit­ti umani nei luoghi di lavoro.  Così abbi­amo deciso una definizione e un quadro oper­a­ti­vo uni­ver­sale.  E così abbi­amo scel­to tut­ti i pun­ti del­la legge inter­nazionale sui dirit­ti umani esisten­ti, uni­ver­salmente con­cor­dati, che riguardano i dirit­ti e le con­dizioni dei luoghi di lavoro.  Come ho det­to, non abbi­amo bisog­no di nuove leg­gi.  Tut­ti i dirit­ti sono già pre­sen­ti nel quadro inter­nazionale.  E così siamo arrivati a una serie di dieci prin­cipi per il lavoro dig­ni­toso, che van­no dal no al lavoro forza­to, alla par­ità di salario, alla non dis­crim­i­nazione, alla salute e sicurez­za sul lavoro, e così via.  E così questi 10 prin­cipi fun­zio­nano a cas­ca­ta.  Sot­to ognuno di essi c’è una man­ci­a­ta di con­dizioni rel­a­tive ai dirit­ti umani.  E se si rispet­tano bene tut­ti questi prin­cipi, si ha un pos­to di lavoro ogget­ti­va­mente molto buono.  Mi piace usare la frase che “i dirit­ti umani sono le nuove risorse umane”.  Voglio dire, è davvero quel­lo che le risorse umane avreb­bero dovu­to essere da sem­pre, gius­to?  È molto più impor­tante sapere che non c’è un divario salar­i­ale di genere o una dis­crim­i­nazione razz­iale sul pos­to di lavoro, che sapere di avere a dis­po­sizione le cap­sule Nespres­so.  Quin­di, per ren­der­lo oper­a­ti­vo, abbi­amo dovu­to fare il pas­so suc­ces­si­vo, razion­al­iz­zan­do questi 10 prin­cipi che trat­tano 25 ques­tioni indi­vid­u­ali di dirit­ti umani.  Affron­ti­amo il prob­le­ma.  Abbi­amo bisog­no di far­lo conoscere a col­oro che pos­sono dirci cosa sta real­mente acca­den­do in un pos­to di lavoro.  Questo sig­nifi­ca che bisogna chiedere a tut­ti nei luoghi di lavoro, molto sem­plice­mente, pro­prio come fac­cio io quan­do vado a inda­gare.  Chiedo a tut­ti quel­li che pos­so come è la loro vita.  Quin­di sot­to ogni con­dizione c’è una man­ci­a­ta di indi­ca­tori.  Queste sono le cose che si cer­cano durante un’indagine.  Così alla fine arriv­i­amo a una serie glob­ale di 100 indi­ca­tori per un luo­go di lavoro rispet­toso dei dirit­ti umani e libero da schi­avi.  Qual­cuno potrebbe chie­der­mi per­ché 100, molto sem­plice­mente, per­ché uno è trop­po poco, e 1.000 sono trop­pi da ren­dere oper­a­tivi.  Quin­di ave­va­mo bisog­no di andare ben oltre qual­si­asi stan­dard di cer­ti­fi­cazione e audit esistente, per esem­pio, e gli stan­dard di sosteni­bil­ità sociale.  Ogni stan­dard esistente per ques­ta cosid­det­ta S in ESG è basato intera­mente su quel­lo che potrem­mo chia­mare il pun­to di vista azien­dale.  Se volete guardare qual­si­asi mod­el­lo di cer­ti­fi­cazione esistente, da B Corp a Dow Jones a Glob­al Report­ing Ini­tia­tive, Fair­trade, tutte le agen­zie di val­u­tazione del­la sosteni­bil­ità e persi­no le appli­cazioni per i con­suma­tori che vi dicono che potete sor­rid­ere quan­do com­prate quel vesti­to di poli­estere, la loro pro­va è prati­ca­mente solo la visione azien­dale.  Non dico che non cat­turi­amo il pun­to di vista azien­dale, ma deve essere cor­rob­o­ra­to dalle per­sone che sono nei luoghi di lavoro, che sono in defin­i­ti­va il miglior arbi­tro delle loro con­dizioni.  Quin­di come fac­ciamo a sapere che sapore ha la tor­ta sot­to la cros­ta?  Dob­bi­amo fare quel­lo che qua­si nes­sun altro fa.  Chiedi­amo a col­oro che stan­no man­gian­do la tor­ta.  Per Slave­free­trade, quel­lo che fac­ciamo è che abbi­amo un proces­so, abbi­amo un mod­el­lo di ade­sione in cui un’or­ga­niz­zazione si unisce a Slave­free­trade per diventare con­forme ai dirit­ti umani, per essere dimostra­ta con­forme ai dirit­ti umani attra­ver­so una val­u­tazione e un mon­i­tor­ag­gio con­tinui, in tem­po reale, con­tro questi 100 indi­ca­tori.  E las­ci­ate­mi rias­sumere due impor­tan­ti pro­ces­si fon­da­men­tali che chi­ami­amo allinea­men­to dei val­ori e val­u­tazione del­la forza lavoro.  L’allinea­men­to dei val­ori è il pun­to di vista azien­dale, assi­cu­ran­dosi che un’azien­da abbia tut­ti gli stru­men­ti politi­ci di cui ha bisog­no per risol­vere le cose quan­do c’è un prob­le­ma, e la val­u­tazione del­la forza lavoro sta otte­nen­do il pun­to di vista indi­vid­uale.  Quin­di chiedi­amo ad ogni sin­go­la per­sona in ogni sin­go­lo pos­to di lavoro le sue con­dizioni su base men­sile.  Così otte­ni­amo una vera visione a 360 gra­di di quel­lo che suc­cede nei luoghi di lavoro dalle per­sone sul pos­to di lavoro.  E cor­ro­bo­ri­amo il tut­to con la visione aziendale.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie, Bri­an. Gra­zie mille. E pen­so che sarà anche inter­es­sante più tar­di, avre­mo tem­po per domande e risposte. Così sarai in gra­do di rispon­dere se ci sono domande, e pen­so che ce ne saran­no.  L’ho trova­to molto inter­es­sante, per­ché lei ha appe­na inizia­to con il back­ground, la rispos­ta sis­tem­i­ca a un prob­le­ma sis­temi­co.  E come ha det­to lei, per con­cen­trar­si sul pos­i­ti­vo, è molto meglio avere i dirit­ti umani sul pos­to di lavoro che sapere di avere del caf­fè sca­dente lì.  Così ci ha spie­ga­to la vera causa prin­ci­pale.  E questo è molto inter­es­sante per l’inizio.  Ora sen­tire­mo il lavoro prati­co del­la dot­tores­sa Cristi­na Duran­ti.  Lei è la diret­trice del­la Good Shep­herd Inter­na­tion­al Foun­da­tion, che ha vin­to il pre­mio Thom­son Reuters, e il Stop Slav­ery Award per il lavoro di lot­ta con­tro lo sfrut­ta­men­to dei bam­bi­ni costret­ti a lavo­rare nelle miniere nel­la Repub­bli­ca Demo­c­ra­t­i­ca del Con­go.  E sono felice di sen­tire cosa ha da dirci su questo argo­men­to.  A te la paro­la, Cristina.

 

CRISTINA DURANTI: Gra­zie anco­ra per questo invi­to molto gen­tile al pro­fes­sor Veuthey e a Mir­jam.  Sono molto inter­es­sa­ta a con­di­videre con voi ciò che sti­amo impara­n­do su questo argo­men­to molto criti­co per tut­ti noi che siamo coin­volti nel­lo svilup­po e nel­la pro­tezione e pro­mozione dei dirit­ti umani.  Quin­di, molto breve­mente, la Fon­dazione Inter­nazionale del Buon Pas­tore lavo­ra con le suore del Buon Pas­tore in 37 pae­si in Asia, Amer­i­ca Lati­na, Africa e Medio Ori­ente.  Soste­ni­amo le loro mis­sioni in alcu­ni dei con­testi più dif­fi­cili e frag­ili del mon­do.  La nos­tra atten­zione è riv­ol­ta a ragazze, donne e bam­bi­ni e il nos­tro modo di oper­are, il nos­tro mod­el­lo di inter­ven­to, è pro­muo­vere lo svilup­po inte­grale del­l’essere umano nel con­testo delle loro comu­nità.  Sono sta­to invi­ta­to a con­di­videre con voi la nos­tra espe­rien­za, par­tendo da quel­lo che sti­amo facen­do nel­la RDC, la Repub­bli­ca Demo­c­ra­t­i­ca del Con­go, dove sti­amo por­tan­do avan­ti questo pro­gram­ma abbas­tan­za grande, è uno dei nos­tri pro­gram­mi più gran­di che si con­cen­tra su ASM.  ASM sta per arti­sanal and small-scale min­ing, e in par­ti­co­lare in una regione del­la RDC che è ben nota al mon­do per­ché for­nisce alcune delle materie prime più ambite che ali­men­tano i nos­tri sis­te­mi indus­tri­ali.  La nos­tra atten­zione è ora par­ti­co­lar­mente sul cobal­to, l’es­trazione di questo min­erale molto, molto ambito per la pro­duzione di bat­terie agli ioni di litio.  Quin­di potete immag­inare che questo è diven­ta­to uno dei pun­ti cal­di del mon­do in ter­mi­ni di miniere, di estrazione.  Sono sta­to invi­ta­to pri­ma a par­lare del lavoro mino­rile in par­ti­co­lare, poiché questo è uno dei pun­ti focali, il pun­to chi­ave del nos­tro lavoro a Kol­wezi.  Quan­do le suore del Buon Pas­tore sono arrivate a Kol­wezi, la cap­i­tale di Lual­a­ba, ex provin­cia del Katan­ga a sud del­la RDC, ci siamo rese con­to che il lavoro mino­rile forza­to e in par­ti­co­lare le peg­giori forme di lavoro mino­rile, come defini­to dal­l’I­LO, era­no davvero prevalen­ti nelle pic­cole comu­nità den­tro e intorno alla cit­tà di Kol­wezi.  Così abbi­amo inizia­to ad affrontare questo prob­le­ma, e negli ulti­mi otto anni abbi­amo com­p­lessi­va­mente por­ta­to cir­ca 4.000 bam­bi­ni fuori dalle miniere e li abbi­amo sostenu­ti nel­l’istruzione for­male attra­ver­so un pro­gram­ma di svilup­po comu­ni­tario che ha coin­volto le famiglie e le comu­nità.  Tut­tavia, oggi, a causa del focus speci­fi­co del webi­nar, vole­vo darvi una descrizione un po’ più sfu­ma­ta di ciò che abbi­amo osser­va­to in ter­mi­ni di lavoro forza­to e schi­av­itù mod­er­na.  Il lavoro mino­rile è qual­cosa che si è davvero impos­to all’at­ten­zione del mon­do intero, quan­do abbi­amo inizia­to a lavo­rare a Kol­wezi. Amnesty ha rifer­i­to di questo.  E così è sta­to un gan­cio molto potente, come pos­so dire, per par­lare di ciò che sta­va acca­den­do in queste comu­nità minerarie arti­gianali.  Tut­tavia, quel­lo che abbi­amo capi­to è che il lavoro mino­rile è solo la pun­ta del­l’ice­berg, in par­ti­co­lare quan­do par­liamo di sis­te­mi eco­nomi­ci estrema­mente frag­ili come quel­lo che ruo­ta intorno all’es­trazione mineraria in queste comu­nità di uno Sta­to frag­ile come la RDC.  Ed è estrema­mente dif­fi­cile, come pos­so dire, scol­le­gare il lavoro mino­rile dal­la con­dizione com­p­lessi­va del lavoro delle comu­nità che vivono e lavo­ra­no in queste zone.  Quin­di vole­vo solo risalire al per­ché sti­amo par­lan­do di lavoro forza­to e schi­av­itù mod­er­na come GSIF, come Good Shep­herd Inter­na­tion­al Foun­da­tion e per­ché le suore sono state coin­volte in questo argo­men­to che inizial­mente sem­bra­va un po’ scol­le­ga­to dal focus del nos­tro lavoro, che è più tradizional­mente ruotante intorno alle ragazze e ai dirit­ti delle donne.  Nat­u­ral­mente, come tutte le agen­zie di svilup­po e anche le orga­niz­zazioni basate sul­la fede, sti­amo guardan­do alle pri­or­ità del­l’A­gen­da 2030 e sap­pi­amo che il lavoro dig­ni­toso, la creazione di occu­pazione, la pro­tezione sociale e i dirit­ti sul lavoro sono un ele­men­to chi­ave per rag­giun­gere gli SDGs e l’a­gen­da gen­erale.  E siamo estrema­mente con­sapevoli che per fornire soluzioni sosteni­bili per i nos­tri prin­ci­pali ben­e­fi­cia­ri, le donne e le ragazze, abbi­amo bisog­no di guardare a modi sosteni­bili per gener­are cresci­ta eco­nom­i­ca e pro­muo­vere la cresci­ta eco­nom­i­ca.  Non c’è dub­bio su questo, pen­so per tut­ti, quin­di il lavoro dig­ni­toso e la cresci­ta eco­nom­i­ca devono andare di pari pas­so.  Anche se gener­are lavoro dig­ni­toso, lavoro con­forme ai dirit­ti umani per i grup­pi vul­ner­a­bili, spe­cial­mente le donne e i più poveri, col­oro che sono più… che han­no più dif­fi­coltà ad essere coin­volti nel lavoro for­male, è estrema­mente del­i­ca­to.  Ed è davvero, cre­do, una delle mag­giori sfide per col­oro che sono coin­volti nel­lo svilup­po.  E, sapete, sap­pi­amo che gli obi­et­tivi che sti­amo guardan­do del­l’A­gen­da 2030, a cui spe­ri­amo di con­tribuire, è da un lato sostenere la mod­ern­iz­zazione e la cresci­ta del cosid­det­to set­tore delle micro e pic­cole e medie imp­rese.  Per­ché sap­pi­amo che quel­li sono prob­a­bil­mente i mod­el­li, i mod­el­li eco­nomi­ci che pos­sono favorire l’in­clu­sione eco­nom­i­ca e la gen­er­azione di red­di­to per le fasce più vul­ner­a­bili del­la popo­lazione che sti­amo guardan­do.  D’al­tra parte, par­lan­do speci­fi­ca­mente del­l’o­bi­et­ti­vo 8.7, siamo tut­ti impeg­nati a elim­inare le peg­giori forme di lavoro mino­rile e tut­to il lavoro mino­rile nelle sue forme entro il 2025.  Pen­so che siamo tut­ti con­sapevoli che al momen­to siamo molto fuori stra­da.  Pro­prio la set­ti­mana scor­sa abbi­amo cel­e­bra­to la Gior­na­ta mon­di­ale con­tro il lavoro mino­rile e tut­ti abbi­amo let­to il rap­por­to del­l’I­LO e del­l’U­NICEF sul­lo sta­to del­l’e­lim­i­nazione del lavoro mino­rile, e in effet­ti abbi­amo appre­so che il lavoro mino­rile è in aumen­to, con 160 mil­ioni di bam­bi­ni che si sti­ma siano coin­volti nel lavoro mino­rile.  E questo è uni­to al fat­to che siamo nel mez­zo di una ter­ri­bile reces­sione eco­nom­i­ca.  E qui arriv­i­amo al mio pun­to, l’e­cono­mia infor­male è prob­a­bil­mente il set­tore che sta per­den­do più capac­ità di gener­are mezzi di sus­sis­ten­za.  Ed è qui che sti­amo guardan­do in comu­nità come quelle con cui abbi­amo a che fare a Kol­wezi, dove è l’e­cono­mia infor­male che sostiene i loro mezzi di sus­sis­ten­za.  Quin­di qui entri­amo nel vivo del­la sto­ria con quel­lo che suc­cede a Kol­wezi.  Come vi accen­na­vo, c’è sta­to molto…  Un sac­co, dici­amo, un bel po’ di ricerche e alcune inizia­tive di advo­ca­cy, inter­es­san­ti inizia­tive di advo­ca­cy inter­nazionale intorno alla pre­sen­za di bam­bi­ni nel­la cate­na di approvvi­gion­a­men­to delle bat­terie, a par­tire da Kol­wezi, RDC, con l’es­trazione del cobal­to.  E questo ha soll­e­va­to…  Ha fat­to scattare l’al­larme per molte gran­di cor­po­razioni, spe­cial­mente per quelle due o tre per­sone, come dice­va Bri­an, che sono esper­ti di dirit­ti umani e affari all’in­ter­no di queste cor­po­razioni.  Ha soll­e­va­to la loro atten­zione ver­so il prob­le­ma del lavoro mino­rile.  Tut­tavia, come dice­vo, dob­bi­amo guardare un po’ più in pro­fon­dità per­ché il con­testo che sti­amo osser­van­do non è, come pos­so dire, un con­testo bian­co o nero.  Sti­amo par­lan­do di economie larga­mente infor­mali che coin­vol­go­no la mag­gior parte del­la popo­lazione.  L’es­trazione di questi min­er­ali viene fat­ta, si sti­ma, tra il 20 e il 40% dai cosid­det­ti mina­tori arti­gianali.  E l’es­trazione arti­gianale in ques­ta par­ti­co­lare area, ma per la mag­gior parte del­la RDC, è un set­tore alta­mente non rego­la­men­ta­to.  Eppure, for­nisce mezzi di sos­ten­ta­men­to a una parte molto ampia del­la popo­lazione.  Questo sig­nifi­ca che non pos­si­amo davvero cer­care un datore di lavoro, un’azien­da a cui andare a par­lare quan­do vogliamo affrontare la ques­tione del lavoro decente, o delle con­dizioni di schi­av­itù, o del­la paga decente, o del­la sicurez­za.  Sti­amo par­lan­do per lo più di indi­vidui, che si riu­nis­cono, ora con il nuo­vo codice minerario, devono riu­nir­si sot­to la strut­tura di coop­er­a­tive.  Ma anco­ra le loro con­dizioni di lavoro sono estrema­mente volatili, estrema­mente soggette alla volatil­ità del mer­ca­to e degli acquiren­ti, e di col­oro che fan­no il prez­zo.  Quan­do siamo andati a inda­gare un po’ più da vici­no, quali fos­sero le con­dizioni di lavoro di questi mina­tori arti­gianali nelle comu­nità che for­niscono la mag­gior quan­tità di min­er­ali all’in­ter­no del­la cate­na di approvvi­gion­a­men­to del cobal­to, quel­lo che abbi­amo trova­to, sapete, assomigli­a­va a una sor­ta di quadro dick­en­siano, come uno sce­nario pre-indus­tri­ale dove una sor­ta di azione col­let­ti­va, alcune idee di sis­te­mi di con­trat­tazione col­let­ti­va, è anco­ra asso­lu­ta­mente remo­ta e con­sid­er­a­ta molto, molto lon­tana.  Quin­di quel­li che potreb­bero essere con­siderati gli embri­oni, i pun­ti di parten­za di un proces­so di dife­sa e lob­by­ing per i dirit­ti dei lavo­ra­tori era­no asso­lu­ta­mente assen­ti.  E così quel­lo che abbi­amo trova­to sono con­dizioni in cui i mina­tori sono pagati, come potete leg­gere qui, tra 0,8 e 50 cen­tes­i­mi al giorno per quel­lo che pro­ducono.  Non han­no idea di quale sia il prez­zo di mer­ca­to di ciò che pro­ducono.  E han­no un potere di con­trat­tazione estrema­mente lim­i­ta­to.  Le con­dizioni che i nos­tri ricer­ca­tori han­no trova­to sul ter­reno sono parag­o­nabili a quelle che han­no vis­to nei campi profughi del Sud Sudan.  Quin­di, pren­den­do questo come una bar­ra, un pun­to di rifer­i­men­to, dici­amo, per il lato più bas­so pos­si­bile del­lo spet­tro in ter­mi­ni di dirit­ti del lavoro, questo è sta­to sicu­ra­mente col­lo­ca­to al fon­do del­lo spet­tro, all’estrem­ità del­lo spet­tro.  Quali era­no queste bar­riere al lavoro dig­ni­toso nel set­tore minerario arti­gianale e su pic­co­la scala che abbi­amo potu­to iden­ti­fi­care e che osservi­amo anco­ra come gli ele­men­ti chi­ave che devono essere affrontati?  Sicu­ra­mente c’è una man­can­za di edu­cazione sui dirit­ti dei lavo­ra­tori e dei mina­tori nel­lo speci­fi­co.  Così, anche se nel­la RDC ci sono leg­gi e leg­gi abbas­tan­za sofisti­cate che in teo­ria difendono i dirit­ti di questo par­ti­co­lare set­tore del­la forza lavoro, non sono ben conosciute e sicu­ra­mente non ven­gono appli­cate.  E questo si tra­duce in una totale man­can­za di potere con­trat­tuale dei mina­tori.  Quin­di zero capac­ità col­let­ti­va di gestire inizia­tive di azione col­let­ti­va.  C’è un ris­chio con­tin­uo di perdere questo anche min­i­mo potere con­trat­tuale a causa di una serie di ques­tioni legate alla pro­pri­età dei ter­reni dove queste per­sone estrag­gono, di soli­to sono ille­gali nel loro fun­zion­a­men­to.  C’è una toller­an­za di questi pun­teg­gi di mina­tori, ma non c’è un’­ef­fet­ti­va pre­vi­sione di dirit­ti di estrazione in queste aree, anche se queste aree non sono uti­liz­zate da chi possiede le con­ces­sioni.  Bisogna pen­sare che le con­ces­sioni minerarie han­no le dimen­sioni di una media regione ital­iana.  Quin­di sono enor­mi, gran­dis­sime e in gran parte inuti­liz­zate.  La dimen­sione delle coop­er­a­tive che si sono for­mate e la loro natu­ra in ter­mi­ni di dirit­ti legali e con­trat­tuali è estrema­mente tor­bi­da e con­t­a­m­i­na­ta dal­la cor­ruzione e dal­la col­lu­sione con forze politiche statali, che impedis­cono qual­si­asi tipo di trasparen­za.  C’è un forte ris­chio di rap­por­ti di deb­ito tra i mem­bri delle coop­er­a­tive e i pro­pri­etari delle coop­er­a­tive.  Quin­di non potrem­mo nem­meno chia­mar­le coop­er­a­tive vere e pro­prie in base ai nos­tri stan­dard europei, dici­amo, e abbi­amo osser­va­to che in molti casi, le per­sone che lavo­ra­no in questi siti minerari, non solo i mina­tori, ma anche le loro famiglie che molto spes­so vivono all’in­ter­no di queste con­ces­sioni minerarie, non han­no lib­ertà nem­meno di muover­si.  E se non pos­si­amo definire questo come schi­av­itù mod­er­na, non so cosa potrebbe qual­i­fi­car­si come schi­av­itù mod­er­na.  Come ho det­to, ci sono ques­tioni estrema­mente for­ti, ma non entr­erò nei det­tagli qui, forse pos­si­amo appro­fondire durante il tem­po delle domande.  Ci sono sicu­ra­mente ques­tioni legate all’ap­pli­cazione del­la legge e alla dif­fi­coltà per le agen­zie gov­er­na­tive e la polizia di essere un sup­por­to effi­cace per i dirit­ti di questi lavo­ra­tori.  Piut­tosto, il con­trario.  La cor­ruzione e la col­lu­sione si accu­mu­lano fon­da­men­tal­mente con­tro i dirit­ti di questi lavo­ra­tori.  Quel­lo con cui vole­vo con­clud­ere, è un pic­co­lo spi­raglio di sper­an­za.  Ci sono nuovi sis­te­mi di rego­la­men­tazione che stan­no nascen­do.  Ci sono ten­ta­tivi da parte del gov­er­no del­la RDC di creare un’im­pre­sa pub­bli­co-pri­va­ta che dovrebbe aiutare, dici­amo, a fornire migliori con­dizioni di mer­ca­to, come si dice­va degli incen­tivi, ai mina­tori arti­gianali per for­mal­iz­zare le loro oper­azioni.  Ci sono molti pro­ces­si di agen­zie mul­ti­lat­er­ali e inizia­tive di più par­ti inter­es­sate per svilup­pare stan­dard per questo set­tore.  E noi ne fac­ciamo parte.  Ed è sicu­ra­mente un proces­so molto, molto dif­fi­cile definire serie di stan­dard speci­fi­ci dal pun­to di vista del­la pro­tezione dei dirit­ti umani.  E ci sono inizia­tive come quelle che sti­amo con­ducen­do, per pro­muo­vere mezzi di sus­sis­ten­za alter­na­tivi basati su buoni mod­el­li di coop­er­a­tive sociali d’af­fari che pos­sono anche sta­bilire uno stan­dard per il movi­men­to coop­er­a­ti­vo locale che si con­cen­tra sul lavoro dig­ni­toso e sui dirit­ti dei lavo­ra­tori.  Quin­di mi fer­mo qui e sarò felice di rispon­dere a qual­si­asi domanda.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie, Cristi­na. Quan­do ti ascolto, quel­lo che ho trova­to molto inter­es­sante o che mi ha col­pi­to è che, in un cer­to sen­so, si può dire che la man­can­za di edu­cazione por­ta a molte altre ragioni, come la man­can­za di con­trat­tazione. Nes­suna per­sona si è pre­oc­cu­pa­ta di impara­re a con­trattare e non è in gra­do di denun­cia­re i casi.  Pen­so che mol­ta edu­cazione sarà nec­es­saria anche per miglio­rare la situ­azione, oltre a tutte le mis­ure legal­mente nec­es­sarie in cui siete coin­volti.  Ora, abbi­amo avu­to una pri­ma visione del lavoro prati­co nel­la Repub­bli­ca demo­c­ra­t­i­ca del Con­go. Pas­si­amo ora al sign­or Andrea March­esani.  È il Con­sigliere Spe­ciale del­l’Or­dine di Mal­ta, mem­bro del­la Sezione Migranti e Rifu­giati, Dicas­t­ero per lo Svilup­po Umano Inte­grale del­la San­ta Sede.  A lei la parola.

 

ANDREA MARCHESANI: Molte gra­zie, suor Mir­jam.  Buona sera a tut­ti. È un piacere per me inter­venire stasera, questo pomerig­gio, in qual­ità di respon­s­abile del­la ricer­ca del­la Sezione migranti e rifu­giati del­la San­ta Sede.  E il mio com­pi­to oggi è quel­lo di con­durre… Vor­rei ringraziare Michel per l’in­vi­to, tut­ti gli altri ora­tori e l’Or­dine di Mal­ta.  E il mio com­pi­to stasera, oggi, è di inter­venire e di par­lare del lavoro dig­ni­toso, e per­me­t­tete­mi di usare la paro­la che in inglese tut­ti i papi han­no usato in tut­ti i doc­u­men­ti, in tut­ti i doc­u­men­ti sociali del­la Chiesa usano la paro­la labour, per par­lare del lavoro dig­ni­toso e per­me­t­tete­mi di col­le­gar­lo agli Ori­en­ta­men­ti pas­torali sul traf­fi­co di esseri umani che la Sezione ha prog­et­ta­to e scrit­to un paio di anni fa con la col­lab­o­razione di molti di voi che era­no pre­sen­ti a Sacro­fano alla con­sul­tazione e alla con­feren­za.  E così, per com­in­cia­re, par­tirei pro­prio dal­l’inizio.  E così dal­la Gen­e­si dove tro­vi­amo la creazione e tro­vi­amo il lavoro, tro­vi­amo il lavoro nel­la creazione, e la creazione stes­sa è il lavoro, è il lavoro di Dio.  E nel­la creazione, durante la creazione, Dio ha affida­to la cura e la colti­vazione del­la ter­ra alle crea­ture.  Così qui abbi­amo il pri­mo fat­to o il pri­mo dato che la creazione, il lavoro, non è un dominio asso­lu­to del­l’uo­mo sul­la creazione, ma rispet­ta la volon­tà di Dio e delle altre crea­ture.  Quin­di il lavoro, la fat­i­ca, non può essere un ido­lo, non può essere un dominio.  E questo è il pun­to del pec­ca­to orig­i­nale e del dominio, cioè lo sfrut­ta­men­to degli altri, delle altre crea­ture e del cre­ato, tan­to per restare in tema di Lauda­to Si’.  E un’al­tra cosa inter­es­sante è che il riposo del saba­to, il riposo che Dio ha alla fine del­la creazione non è solo il cul­to del­la creazione, ma per le crea­ture, è il cul­to di Dio stes­so, ed è quel­lo che l’in­seg­na­men­to sociale cat­toli­co definisce il riposo come dife­sa dei poveri.  E se andi­amo più avan­ti nei lib­ri dei giu­di­ci e del Deuteronomio, tro­vi­amo che uno dei pec­ca­ti, come lo definì il Papa San Pio dec­i­mo, uno dei pec­ca­ti che gri­dano al cielo, è l’ingius­tizia ver­so il salari­a­to, e la Cos­ti­tuzione Apos­toli­ca di Pao­lo VI dice che un salario deve per­me­t­tere ai lavo­ra­tori e alle loro famiglie di vivere al di sopra del­la soglia di povertà, di avere tem­po per il riposo, e di goder­si la vita, di godere del­la vita nor­male, e di fornire istruzione e risorse che siano suf­fi­ci­en­ti e suf­fi­ci­en­ti per la famiglia.  Quin­di, dopo questo, pos­si­amo dire che il lavoro inde­cente è schi­av­itù.  E come dice­va pri­ma Bri­an, pos­si­amo par­lare di molte strut­ture, pos­si­amo par­lare del sis­tema.  Ma il pun­to è uno, il pun­to prin­ci­pale è uno, è il pec­ca­to orig­i­nale.  Quin­di lo sfrut­ta­men­to, il dominio sulle altre crea­ture.  E da questo, le strut­ture che l’in­seg­na­men­to sociale cat­toli­co definisce come strut­tura del pec­ca­to cre­ano esclu­sione sociale ed eco­nom­i­ca, quin­di abbi­amo un sis­tema eco­nom­i­co che per­me­tte il pri­ma­to delle cose sul­l’uo­mo, la pri­or­ità del cap­i­tale sul lavoro e sul denaro, la tec­nolo­gia come fine e non come mez­zo.  E così abbi­amo tutte queste con­seguen­ze.  Quin­di ques­ta è una strut­tura di pec­ca­to e questo è il prob­le­ma, ed è un prob­le­ma che si per­pet­ua sen­za alcun osta­co­lo, per­ché è un sis­tema che trat­ta gli uomi­ni, le per­sone come sem­pli­ci mer­ci per l’in­ter­esse per­son­ale di altri.  E…  Quin­di Bri­an ha det­to pri­ma che dob­bi­amo con­cen­trar­ci, dob­bi­amo iden­ti­fi­care una cul­tura che è respon­s­abile, e ques­ta potrebbe essere la cul­tura del­l’usa e get­ta che il Papa ha chiam­a­to molte volte, una cul­tura del­lo spre­co che è con­tro la cen­tral­ità del­la per­sona umana, la cen­tral­ità del­la per­sona umana, il sis­tema.  Quin­di il sis­tema eco­nom­i­co, il sis­tema politi­co, è al servizio del­l’uo­mo e non il con­trario.  E oggi si assiste anche, nel­l’e­poca mod­er­na, alla devi­azione dei cap­i­tali dal­l’e­cono­mia reale.  E quan­do questo è ecces­si­vo, e quan­do c’è un’ec­ces­si­va accu­mu­lazione, la gente viene esclusa e il lavoro è uno stru­men­to, e il denaro è un fine per pochi.  Quin­di, tor­nan­do agli aspet­ti del­la doman­da, ognuno di noi è un con­suma­tore e siamo tut­ti coin­volti.  Il Papa…  Ero a Ginevra in quel peri­o­do con Michel e il Papa ha det­to che siamo tut­ti respon­s­abili del­la morte delle per­sone, del­l’esclu­sione delle per­sone, per­ché siamo parte di questo e il bene comune non può essere rag­giun­to se tut­ti non sono inclusi, se lo svilup­po umano inte­grale di tut­ti non è con­tem­pla­to.  Così siamo tut­ti parte di questo, e abbi­amo i ben­efi­ci di questo sis­tema, un sis­tema che si sta evol­ven­do come cospi­razione del silen­zio per il prof­it­to e questo non è lon­tano da noi, non è nelle gran­di imp­rese solo nel­la Repub­bli­ca Demo­c­ra­t­i­ca del Con­go, molto lon­tano da noi, ma è nelle nos­tre case e nelle imp­rese ben con­sid­er­ate.  Quin­di quel­lo che voglio dire è che il busi­ness non è col­le­ga­to al traf­fi­co di esseri umani o alla schi­av­itù in questo caso.  Ma è il luo­go, è il pos­to in cui si svolge.  E ogni vol­ta che ci sono per­sone che sono più costrette, o in con­dizioni ter­ri­bili o in con­dizioni dis­uman­iz­zan­ti, abbi­amo schi­av­itù e lavoro inde­cente.  Così la con­cor­ren­za nei mer­cati e il taglio del cos­to del lavoro non las­ciano scelta alle per­sone di accettare un lavoro in con­dizioni dis­umane.  E per quan­to riguar­da i con­suma­tori, Benedet­to XVI ci ricor­da, nel­l’en­ci­cli­ca Car­i­tas in ver­i­tate, che l’ac­quis­to, l’ac­quis­to di qual­cosa non è solo un atto eco­nom­i­co, ma anche un atto morale con una speci­fi­ca respon­s­abil­ità sociale.  E allo­ra cosa pos­si­amo fare, quale può essere la cura a questo?  La pri­ma è l’e­d­u­cazione, la cul­tura.  E questo deve iniziare dal­l’inizio.  Non è facile. La sec­on­da è la val­u­tazione eti­ca del busi­ness, per­ché molte volte si sente par­lare di respon­s­abil­ità sociale delle imp­rese.  Ma molte volte è parte del mar­ket­ing o delle relazioni pub­bliche di un’azien­da.  E non è effi­cace, e si guar­da anco­ra solo all’­ef­fi­cien­za, che è una cosa diver­sa.  E per cam­biare par­a­dig­ma, dob­bi­amo cam­biare par­a­dig­ma.  Ed è qui che l’in­seg­na­men­to sociale del­la Chiesa è arriva­to dopo la riv­o­luzione indus­tri­ale, assis­ten­do alla con­dizione dei lavo­ra­tori in tut­to il mon­do e cer­can­do di dire qual­cosa su, per esem­pio sul­la com­parte­ci­pazione, un con­trol­lo sul mer­ca­to, sul sis­tema, ma nat­u­ral­mente di libere inizia­tive, ma insieme, non uno o l’al­tro da solo.  Un’al­tra cosa che è un dovere, pos­so par­lare per la Chiesa, è l’e­van­ge­liz­zazione e l’ac­com­pa­g­na­men­to pas­torale dei lavo­ra­tori nei sin­da­cati, il lavoro del­la Chiesa nei sin­da­cati e anche nel­la fed­er­azione dei datori di lavoro.  E un quin­to ele­men­to potrebbe essere la dife­sa del­la famiglia, per­ché le famiglie sono fil­tri attra­ver­so il sis­tema, è la pri­ma cel­lu­la di comu­nità e per­me­tte alle per­sone di fil­trare il sis­tema, il sis­tema eco­nom­i­co, il sis­tema cul­tur­ale, che è molto ben dif­fu­so in questo tem­po di glob­al­iz­zazione come glob­al­iz­zazione del­l’in­dif­feren­za.  E ques­ta è la pri­ma arma che dob­bi­amo val­oriz­zare e sostenere.  Quin­di più una comu­nità è fram­men­ta­ta, più è pos­si­bile il traf­fi­co di esseri umani e la schi­av­itù.  L’in­di­vid­u­al­is­mo può crescere sen­za alcun osta­co­lo, e le per­sone non sono difese dal­la comu­nità o dal­la famiglia.  Per esem­pio, sapete, il lavoro inde­cente, il lavoro inde­cente e la schi­av­itù non sono molto lon­tani da noi, come ho det­to, ma anche in aziende molto ben con­sid­er­ate dove arrivano gio­vani pro­fes­sion­isti, a volte finis­cono il loro lavoro molto tar­di, non han­no una vita, ma se non lo fan­no, non pos­sono crescere, non pos­sono crescere pro­fes­sion­al­mente, pos­sono essere mob­biz­za­ti e costret­ti dai datori di lavoro.  Quin­di vor­rei aggiun­gere che la schi­av­itù e il lavoro inde­cente a volte è anche su base volon­taria e non solo su coer­cizione.  E un’al­tra cosa che vor­rei sot­to­lin­eare è in questo tem­po di pan­demia, dove la tec­nolo­gia è così inva­si­va nel­la nos­tra vita, nel­la nos­tra vita lavo­ra­ti­va, la tec­nolo­gia sfigu­ra, e può sfig­u­rare il lavoro e lo smart work­ing crea strane dinamiche anche in posti di lavoro decen­ti pri­ma.  E così vor­rei solo con­clud­ere con San Tom­ma­so, che “il lavoro non è pro­prio una cosa da”…  Ave­vo qui la citazione, l’ho per­sa.  “Non è solo per guadagnare denaro, ma fa parte del­la natu­ra stes­sa del­l’uo­mo.  Il lavoro è una buona cosa per l’uo­mo, una buona cosa per l’u­man­ità, per­ché l’uo­mo con il lavoro, l’uo­mo non solo trasfor­ma la natu­ra, adat­tan­dola ai pro­pri bisog­ni, ma rag­giunge anche la real­iz­zazione come essere umano e anzi, in un cer­to sen­so, diven­ta un essere più umano.  Il lavoro dig­ni­toso è un req­ui­si­to per il rag­giung­i­men­to del bene comune”.  Molte grazie.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie, Andrea. Questo era anche un altro aspet­to del lavoro dig­ni­toso. Hai par­la­to come Bri­an del­la cul­tura del lavoro, e del sis­tema, ma anche che l’ac­quis­to è un atto morale.  Quin­di citi un altro approc­cio spir­i­tuale e basato sul­la fede al fenom­e­no del lavoro dig­ni­toso nel­la dis­cus­sione.  E ora, dopo aver ascolta­to voi, andi­amo dal dot­tor Gabriele Spina, è uno psi­col­o­go e project man­ag­er del Con­sorzio “Il Nodo” di Cata­nia, Italia, che si occu­pa di tutela dei gio­vani e dei migranti.  Ci pre­sen­terà il suo lavoro.  Come stan­no edu­can­do i gio­vani migranti a inte­grar­si nel­la soci­età, poten­do possedere posizioni con con­dizioni di lavoro decen­ti, per­ché questo non è così facile. A te la paro­la, Gabriele.

 

GABRIELE SPINA: Gra­zie, Michel e Suor Mir­jam per invi­tar­mi a spie­gare il lavoro che la mia orga­niz­zazione fa per aiutare i migranti. Pen­so che la mia dis­cus­sione sia molto lega­ta ad alcu­ni dei temi di cui par­liamo, l’e­d­u­cazione, il miglio­ra­men­to delle com­pe­ten­ze e i prob­le­mi cul­tur­ali legati al lavoro.  E voglio spendere qualche min­u­to per pre­sentare la mia orga­niz­zazione, il Con­sorzio Il Nodo, che è nato nel 2000.  Ed è com­pos­to da oltre 10 coop­er­a­tive sociali che han­no inizia­to il loro lavoro nel 1970, con l’ap­pog­gio del­la con­gregazione delle Suore del Buon Pas­tore.  E lavo­riamo in molti campi, prin­ci­pal­mente, nat­u­ral­mente, con i migranti, minori stranieri non accom­pa­g­nati, adul­ti, minori ital­iani, anche, sen­za edu­cazione for­male nel­la scuo­la o nel­la stra­da, e anche con la polit­i­ca del lavoro e con qualche tipo di dif­fi­coltà come eco­nom­i­ca, sociale o psi­co­log­i­ca, ecc.  In relazione al lavoro che fac­ciamo con i migranti, li aiu­ti­amo con i loro prob­le­mi di salute, i doc­u­men­ti ammin­is­tra­tivi, e diamo loro sup­por­to: il sup­por­to sociale, eco­nom­i­co e psi­co­logi­co.  Queste tre par­ti, in una paro­la, sono l’in­te­grazione, e l’80% del­l’in­te­grazione è lega­ta al lavoro per­ché è molto impor­tante per la loro inte­grazione lavo­rare in questo cam­po.  Ospi­ti­amo nor­mal­mente 380 ben­e­fi­cia­ri, e di questi, 330 sono migranti, minori non accom­pa­g­nati, adul­ti, donne con bam­bi­ni, e sono ospi­tati in 44 strut­ture, il 99 per cen­to sit­u­ate in un con­do­minio e non da soli.  Ma questo è il pri­mo pas­so, molto impor­tante per inte­grare questo.  Per noi, il con­do­minio, e le per­sone che vivono nei nos­tri appar­ta­men­ti, sono nos­tri col­lab­o­ra­tori.  E questo è molto impor­tante per aiutare i ragazzi ad inte­grar­si, a capire la cul­tura.  E cir­ca sei anni fa, abbi­amo fat­to il grup­po di lavoro com­pos­to da col­leghi ital­iani e col­leghi stranieri che sono ex-ben­e­fi­cia­ri del nos­tro prog­et­to, o per­sone che non lavo­ra­no con noi ma era­no ex-ben­e­fi­cia­ri che ora lavo­ra­no in altri campi o in ONG.  E abbi­amo cre­ato questo grup­po per­ché vogliamo cam­biare e creare un nuo­vo mod­el­lo d’in­te­grazione, per­ché il pri­mo prob­le­ma, la pri­ma neces­sità che han­no gli immi­grati, i ben­e­fi­cia­ri, è avere i doc­u­men­ti e lavo­rare.  Non gli impor­ta se il loro lavoro è rego­lare o irre­go­lare, con il gius­to salario o no.  Quin­di è molto dif­fi­cile, è sta­to molto dif­fi­cile coin­vol­ger­li in attiv­ità che orga­niz­zassero pas­so dopo pas­so il loro empow­er­ment.  Così la pri­ma doman­da che abbi­amo è per­ché i ben­e­fi­cia­ri devono alzarsi la mat­ti­na, e così com­in­ci­amo a orga­niz­zare una cate­na di attiv­ità, lab­o­ra­tori, orga­niz­zan­dola come una bat­te­ria, per le lezioni, e poi gli esa­mi, in un pas­so, a par­tire dal­l’at­tiv­ità, per esem­pio, sul­la salute, sec­on­do sul­l’e­cono­mia domes­ti­ca, sul­la loro salute, la loro igiene, l’igiene per­son­ale e l’igiene degli spazi comu­ni.  In sec­on­do luo­go, l’e­cono­mia domes­ti­ca.  Spero che mi capirete.  Per esem­pio, come si può gestire la relazione con il coin­quili­no, con la per­sona che vive nel­l’al­tro appar­ta­men­to, come si può rici­clare, come si pos­sono pagare le bol­lette, ecc.  Un altro pas­so è l’e­d­u­cazione civi­ca, un altro è il sis­tema giuridi­co in Italia e par­tendo da questo pas­so, inizian­do a fre­quentare questo pas­so, quan­do super­a­no questo pas­so con gli esa­mi, li spos­ti­amo dal­la strut­tura più grande alla strut­tura più pic­co­la.  Fini­ta ques­ta parte, iniziamo con attiv­ità di empow­er­ment nel lavoro, e orga­nizzi­amo pri­ma lo stage che è nor­male per le nos­tre attiv­ità, pri­ma di questo step iniziamo con il lab­o­ra­to­rio di lavoro all’in­ter­no del con­sorzio rel­a­ti­vo all’a­gri­coltura, manuten­zione, elet­tricista, ris­torazione.  E questi ragazzi sono segui­ti da un tutor.  Questo è come un lab­o­ra­to­rio, non è un lavoro, ma li paghi­amo anche, e nel­lo stes­so tem­po, il tutor dà loro un pun­teg­gio.  Così, per esem­pio, se uno degli argo­men­ti è il tem­po che devono arrivare al work­shop, e il sec­on­do è il codice di abbiglia­men­to, il ter­zo è lo sfor­zo che met­tono nel lavoro, e l’ul­ti­mo è l’a­bil­ità.  E diamo loro il pun­teg­gio tre, due, uno.  E a sec­on­da del pun­teg­gio, cam­bi­amo il salario che gli diamo.  Quan­do par­lo di questo in modo sociale, la per­sona pen­sa che questo tipo di orga­niz­zazione è un po’ crudele, non è cor­ret­to usare questo tipo di dif­feren­ze, per­ché noi siamo molto sev­eri per questo.  Per esem­pio, se un ben­e­fi­cia­rio deve arrivare alle 8:00, e arri­va alle 8:00 allo­ra ha 3, se arri­va alle 8:01, avrà 2, se arri­va alle 8:16 avrà 1.  Con il pun­teg­gio 3, han­no 5€ all’o­ra, con il pun­teg­gio 2, 3,50€ con un pun­teg­gio di 1, 2,50€.  Non è molto grande per­ché c’è un algo­rit­mo che sod­dis­fa tut­ti i pun­teg­gi, quin­di la dif­feren­za nor­mal­mente è di 50€, 100€, ma è molto impor­tante, per­ché sap­pi­amo che all’inizio, arriver­an­no nor­mal­mente non alle 8:00, ma alle 8:20, 8:30, 8:40.  Quan­do abbi­amo inizia­to con questo tipo di pun­teg­gio, ora arrivano ogni vol­ta, 10 minu­ti alle 8:00.  Non è impor­tante arrivare nel nos­tro prog­et­to a 10 minu­ti alle 8:00, ma è molto impor­tante per­ché ques­ta per­sona deve rimanere sul mer­ca­to e deve essere anche molto, molto potente, per­ché ha la con­cor­ren­za del­l’al­tra per­sona.  Quin­di per noi è molto impor­tante.  E questo è un momen­to in cui impara­no molti degli aspet­ti cul­tur­ali legati al lavoro.  È come…  In Italia, è l’al­fa­bet­iz­zazione, impara­no non solo la lin­gua, ma impara­no come gestire il lavoro.  Questo tipo di attiv­ità è nata per­ché la nos­tra ulti­ma espe­rien­za è sta­ta quel­la di entrare diret­ta­mente in uno stage fuori dal con­sorzio.  E molte volte questi ragazzi fal­li­vano, non per­ché non fos­sero bravi, ma non era­no pron­ti a stare sul mer­ca­to.  Quin­di è sta­to molto, molto impor­tante avere questo tipo di attiv­ità.  Non so se…  Pos­so rimanere a questo pun­to.  E se volete, pos­so spie­gare meglio, se ci sono domande, come fun­ziona il nos­tro lab­o­ra­to­rio, le nos­tre attività.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie, Gabriele. È sta­to molto inter­es­sante, e ho sen­ti­to anche, da quel­lo che hai det­to sul­la cul­tura, anche questo era molto, e ricor­do che Bri­an ha par­la­to di cul­tura, ma è una cul­tura di cui noi come con­suma­tori abbi­amo bisog­no. Ma i pro­dut­tori, e le per­sone che han­no una posizione di lavoro, han­no anche bisog­no di una cul­tura che potrebbe essere più regionale, sai, come più dove vivono, e la cul­tura dei con­suma­tori dovrebbe essere glob­ale. Quin­di ques­ta è una cosa che mi è rimas­ta impres­sa.  Ma con­tin­uer­e­mo con il nos­tro prossi­mo ora­tore, il pro­fes­sor Marc Ches­ney.  È il capo del Dipar­ti­men­to di Ban­ca e Finan­za, e il Cen­tro di Com­pe­ten­za in Finan­za Sosteni­bile del­l’U­ni­ver­sità di Zuri­go in Svizzera, dopo essere sta­to decano asso­ci­a­to di HEC Pari­gi, autore di ‘The Per­ma­nent Cri­sis:  L’oli­garchia finanziaria e il fal­li­men­to del­la democrazia’.  Da molti anni svilup­pa un’anal­isi crit­i­ca del set­tore finanziario e delle sue con­seguen­ze sul­l’e­cono­mia reale, e sul­la pre­sa in ostag­gio delle democra­zie.  Sign­or Ches­ney, a lei la parola.

 

  1. MARC CHESNEY: Gra­zie. Gra­zie per l’in­vi­to, Michel. Ques­ta sera, mi con­cen­tr­erò sul lavoro inde­cente. Inde­cente…  Cosa sig­nifi­ca qui?  Inde­cente, nonos­tante garan­tis­ca un red­di­to molto alto e nonos­tante inclu­da un’ot­ti­ma pro­tezione sociale.  Inde­cente, per­ché è lega­to al cin­is­mo e alle scommesse.  Quin­di ci con­cen­tr­ere­mo sul­l’al­tro lato del­la medaglia.  Per­ché non c’è lavoro mino­rile e schi­av­itù sen­za cin­is­mo.  E così cercherò di capire il con­testo, il con­testo finanziario e quel­lo che è suc­ces­so durante l’ar­co di 13 anni, tra, dici­amo, il fal­li­men­to del­la ban­ca Lehman Broth­ers e gli scan­dali asso­ciati al Cred­it Suisse, gli scan­dali recen­ti.  Quin­di mi con­cen­tr­erò sul set­tore finanziario e più pre­cisa­mente su cir­ca 30 gran­di banche, isti­tuzioni trop­po gran­di per fal­lire, su 30.000 banche.  Quin­di mi sto con­cen­tran­do su queste isti­tuzioni trop­po gran­di per fal­lire.  Questo è il pro­gram­ma di ques­ta sera, quin­di di nuo­vo, inizierò con Lehman Broth­ers e spiegherò il con­testo attuale, darò esem­pi di prodot­ti finanziari tossi­ci, di scommesse e cin­is­mo e con­clud­erò con una nota pos­i­ti­va.  Quin­di mi baserò sui miei lib­ri, capi­toli due e quat­tro, appun­to.  Cosa è suc­ces­so 13 anni fa con il fal­li­men­to di Lehman Broth­ers?  È inter­es­sante, ho let­to l’ul­ti­mo rap­por­to annuale, che è anco­ra online, molto inter­es­sante.  Quin­di, se avete il tem­po di dare un’oc­chi­a­ta, tro­verete parole come ‘per­for­mance record’, ‘risul­tati for­mi­da­bili’, ‘sforzi di ges­tione del tal­en­to’, ‘eccel­len­za’, ‘focus sul­la ges­tione del ris­chio’.  Incred­i­bile. Pochi mesi dopo sono scom­par­si, sono andati in ban­car­ot­ta, ma si con­cen­tra­vano sul­l’ec­cel­len­za e sul­la ges­tione del ris­chio.  E ques­ta ban­ca avrebbe dovu­to, sec­on­do il suo rap­por­to annuale, affrontare le ques­tioni sul cam­bi­a­men­to cli­mati­co e con­cen­trar­si anche sul­la sosteni­bil­ità, la respon­s­abil­ità, la filantropia.  Quin­di, fon­da­men­tal­mente, green­wash­ing.  Per quan­to riguar­da le agen­zie di rat­ing, ques­ta ban­ca ha rice­vu­to buone val­u­tazioni anco­ra pochi giorni pri­ma del suo fal­li­men­to, almeno A. E l’ul­ti­mo CEO di ques­ta ban­ca ha rice­vu­to tra il 2000 e il 2007, cir­ca mez­zo mil­iar­do di dol­lari, nonos­tante la sua respon­s­abil­ità per il fal­li­men­to.  Quin­di è sta­to un fal­li­men­to di un anal­ista finanziario, fon­da­men­tal­mente, quin­di mi sono pre­so il tem­po di leg­gere questo rap­por­to annuale.  È come un puz­zle, bisogna cer­care di capire come fun­ziona.  E un rap­por­to sarebbe sta­to suf­fi­ciente per capire che la situ­azione era molto peri­colosa.  E questo rap­por­to è 50, che appare qui, 50.  È il rap­por­to tra attiv­ità fuori bilan­cio e attiv­ità di bilan­cio.  Quin­di fon­da­men­tal­mente le attiv­ità di bilan­cio, fon­da­men­tal­mente, è come un ice­berg, quin­di quel­lo che si vede, e le attiv­ità fuori bilan­cio, quel­lo che si nasconde sot­to il tavo­lo con molti accor­di com­p­lessi e dub­bi.  E oggi, adesso?  Quin­di in poche parole, per­ché non abbi­amo molto tem­po, in verde, avete il PIL glob­ale fino al 2019, cir­ca 18.000 mil­iar­di di dol­lari.  In aran­cione, avete il deb­ito, il deb­ito glob­ale, il deb­ito pri­va­to e pub­bli­co insieme.  Pri­ma di COVID-19, cor­rispon­de­va a cir­ca il 300 per cen­to del PIL glob­ale.  Ora è a cir­ca 360 per cen­to del PIL glob­ale.  È trop­po alto, tan­to per essere chiari, è trop­po alto per essere real­is­ti­co.  Non sarà pos­si­bile per le aziende, per tutte le aziende e i pae­si rim­bor­sare questo enorme liv­el­lo di deb­ito.  Quin­di ci tro­ver­e­mo di fronte, e siamo già di fronte, ad inadem­pien­ze o fal­li­men­ti.  E in questo tipo di cas­inò finanziario, ci sono scommesse, così nel­la mia intro­duzione, ho par­la­to di cin­is­mo, così nel­lo stes­so momen­to in cui negli ospedali, i medici com­bat­te­vano con­tro il COVID-19, per sac­ri­fi­car­si, anche fisi­ca­mente, allo stes­so tem­po, avete gli hedge fund, che stan­no scom­met­ten­do sul fal­li­men­to di aziende e pae­si.  Questo è cin­is­mo, tan­to per essere chiari.  E quali sono questi prodot­ti?  Qui, in rosso, ci sono i cosid­det­ti prodot­ti derivati.  Non appe­na si inizia a stu­di­are la finan­za, si impara nei lib­ri di testo che questi prodot­ti sono utili alle aziende per coprir­si dal ris­chio finanziario.  Ed è vero, ma solo una pic­co­la per­centuale è usa­ta come prodot­ti di cop­er­tu­ra, per­ché non avete bisog­no di prodot­ti di cop­er­tu­ra cor­rispon­den­ti a cir­ca nove volte il PIL mon­di­ale.  Avrete bisog­no di prodot­ti di cop­er­tu­ra cor­rispon­den­ti forse al 20, 30, 40 per cen­to del PIL glob­ale, ma non nove volte.  Quin­di la per­centuale rima­nente, forse il 99 per cen­to, cor­risponde a scommesse di nuo­vo sulle inadem­pien­ze e sui fal­li­men­ti.  Così qui, un’al­tra dia­pos­i­ti­va, ho man­tenu­to lo stes­so PIL glob­ale, gli stes­si val­ori qui, PIL glob­ale, deb­ito e prodot­ti derivati e ho cam­bi­a­to la scala, e qui, abbi­amo la scala delle transazioni finanziarie.  Sem­plice­mente enorme, cir­ca 150 volte il PIL.  Quin­di è così enorme.  Voglio dire, tut­to ciò che è tutte le transazioni, tutte le transazioni elet­tron­iche.  È così grande che se questo liv­el­lo, questo vol­ume di transazioni elet­tron­iche fos­se con­sid­er­a­to come una base fis­cale, la micro­tas­sa di cir­ca lo 0,1% sarebbe suf­fi­ciente per lib­er­ar­si del­l’I­VA, per esem­pio, e per aiutare molte famiglie in Svizzera e in molti pae­si.  Ok, andi­amo avan­ti con i prodot­ti finanziari, gius­to per darvi un’idea in breve.  Sec­on­do il SIX, quin­di la bor­sa in Svizzera.  Abbi­amo qui i dati set­ti­manali rel­a­tivi ai derivati.  Sec­on­da set­ti­mana di otto­bre 2020, so che è tar­di e non entr­erò nei det­tagli, ma quel­lo che vedete qui sot­to, intorno all’e­quity, che spero vedi­ate il mio mouse, equi­ty qui.  Quin­di i derivati sulle azioni, sui prezzi delle azioni, fon­da­men­tal­mente, il vol­ume cor­risponde a quel­lo che vedete qui, tra 18 e 19 mil­ioni di mil­iar­di di franchi svizzeri, solo per la Svizzera.  Quin­di, in altre parole, se lo parag­o­nate al PIL, al PIL svizze­ro, cor­risponde a 26.000 volte il PIL svizze­ro.  Ripeto, 26.000 volte il PIL svizze­ro. Per­ché è così enorme?  E di nuo­vo, la rispos­ta è sem­plice, per­ché una parte enorme, una quan­tità enorme qui cor­risponde a scommesse e cin­is­mo. Andare avan­ti.  Che dire oggi, quin­di conos­ci­amo la situ­azione qui di alcu­ni dati su due banche, le due gran­di banche in Svizzera, ma la situ­azione è sim­i­le all’es­tero negli Sta­ti Uni­ti, in Ger­ma­nia, in Inghilter­ra, in Fran­cia.  Le attiv­ità fuori bilan­cio, i derivati, sono enor­mi.  Quin­di cor­rispon­de­vano nel 2019 per Cred­it Suisse a 26 volte la dimen­sione del bilan­cio, cir­ca 30 volte il PIL svizze­ro per una ban­ca, queste scommesse cor­rispon­dono a 30 volte la dimen­sione del paese, e cir­ca il 25% del PIL glob­ale.  Sim­i­le per UBS, lo stes­so tipo di situ­azioni.  Quin­di queste scommesse rap­p­re­sen­tano il 25 per cen­to del PIL mon­di­ale, e 30 volte la dimen­sione del PIL svizze­ro.  È inter­es­sante per­ché se sei un con­tribuente in Svizzera, potresti essere inter­es­sato ad essere con­sapev­ole del ris­chio delle cosid­dette isti­tuzioni too big to fail.  Ora, ciò che è nuo­vo oggi, è il set­tore ban­car­io ombra, esiste­va 13 anni fa, ma ora è molto più forte.  Quin­di cosa sig­nifi­ca?  Sig­nifi­ca isti­tuzioni finanziarie sen­za licen­za ban­car­ia.  Così, per esem­pio, Black Hawk non è una ban­ca, ma è molto forte, molto più forte di 13 anni fa.  Ora, par­lan­do di Cred­it Suisse, sapete cosa è suc­ces­so qualche set­ti­mana fa.  Un’enorme scommes­sa di Cred­it Suisse, con due hedge fund, fon­da­men­tal­mente Arche­gos e Green­sill, le scommesse cor­rispon­de­vano a cir­ca il 50 per cen­to del cap­i­tale del­la ban­ca, il 50 per cen­to.  E così sono sta­ti per­si 20 mil­iar­di di franchi svizzeri e 5 mil­iar­di.  E non è fini­ta.  Quin­di ora, per essere con­creti, negli ulti­mi minu­ti del­la mia pre­sen­tazione, vor­rei fare un esem­pio di queste scommesse, che sono fuori bilan­cio.  Un CDS, cred­it default swap.  Pre­sumo che molti di voi non sap­pi­ano cosa sia.  Per­me­t­tete­mi di par­tire da zero e di spie­gare cos’è.  Se cer­cate su Google, tro­verete ques­ta definizione: Un CDS è un prodot­to deriva­to che per­me­tte al suo pro­pri­etario di pro­tegger­si dal ris­chio di insol­ven­za di un’en­tità di rifer­i­men­to.  Quin­di, solo per fare un esem­pio, su questo grafi­co, vedete che una ban­ca dà un presti­to a una soci­età, un impor­to X, per esem­pio, 10 mil­ioni di franchi svizzeri.  Tra l’azien­da e una com­pag­nia di assi­cu­razioni, avete sem­pre con­trat­ti di assi­cu­razione, e se ques­ta azien­da qui a destra è, dici­amo, una soci­età di ris­torazione lega­ta a ris­toran­ti o hotel, tur­is­mo, sup­poni­amo, può essere il caso che la ban­ca abbia dato il presti­to, per esem­pio, qui pri­ma di COVID-19, e durante COVID-19, la ban­ca teme che l’azien­da pos­sa fal­lire.  Quin­di la ban­ca com­pre­rà un CDS, un cred­it default swap alla com­pag­nia di assi­cu­razioni.  Così, per esem­pio, se la com­pag­nia resti­tu­isce solo, dici­amo, 3 mil­ioni invece di 10 mil­ioni, la ban­ca attiverà il suo CDS.  Il CDS cor­risponde, nel mio esem­pio, a 10 mil­ioni di franchi svizzeri.  E la ban­ca ricev­erà la dif­feren­za.  La dif­feren­za, 7 mil­ioni di franchi svizzeri.  Fin qui, tut­to bene. Il CDS è utile.  È un con­trat­to di assi­cu­razione.  Ora, se leggete…  Se sca­v­ate più a fon­do in Google, tro­verete questo com­men­to.  “Non è nec­es­sario essere effet­ti­va­mente esposti al ris­chio delle entità di rifer­i­men­to per stip­u­lare un con­trat­to CDS”.  Quin­di cercherò di spie­gare e di tradurre.  Sig­nifi­ca che non è nec­es­sario che un’azien­da sia espos­ta al ris­chio per coprir­si.  Quin­di cosa sig­nifi­ca?  Se non possiedo una macchi­na, per­ché dovrei essere autor­iz­za­to a com­prare un’as­si­cu­razione auto?  Quin­di in questo esem­pio, nonos­tante il fat­to che non ho un’au­to, mi sarebbe per­me­s­so di com­prare un’as­si­cu­razione auto, non sul­la mia auto, per­ché non ho un’au­to, ma forse sul­l’au­to del vici­no per­ché so che gui­da male.  Potrebbe avere un inci­dente.  Quin­di, dato che nul­la è rego­la­to per i CDS, per le auto­mo­bili, ovvi­a­mente è vieta­to altri­men­ti avrem­mo molti inci­den­ti, ma qui in questo caso, CDS, è per­me­s­so.  Quin­di se fos­se per­me­s­so per le auto, allo­ra avrei incen­tivi mag­a­ri per iden­ti­fi­care il vici­no che gui­da molto male, e invi­tar­lo pri­ma che gui­di a dar­gli un bic­chiere di alcol per essere sicuro che abbia un inci­dente.  E non com­pre­rò solo una cosid­det­ta assi­cu­razione auto, ma 10, 20, 100, non è rego­la­men­ta­to.  Quin­di anche qui, per le auto è vieta­to.  È proibito e va bene.  Per i CDS nel set­tore finanziario, è anco­ra per­me­s­so oggi, 2021, quin­di avete di nuo­vo enor­mi scommesse sul fal­li­men­to delle aziende, e questo crea un ris­chio sis­temi­co.  Così alla fine del­la gior­na­ta, nel mio esem­pio, la ban­ca com­pre­rà, invece di com­prare un CDS sul­la soci­età per 10 mil­ioni di franchi svizzeri com­pre­rà forse 10 CDS, quin­di 10 volte 10, 100 mil­ioni di franchi svizzeri.  Per­ché?   La ban­ca è espos­ta a un solo ris­chio, un ris­chio mas­si­mo di 10 mil­iar­di di franchi svizzeri, non 1 mil­ione.  In fin dei con­ti, la ban­ca otter­rà un enorme prof­it­to se l’azien­da fal­lisce.  Infine, una di queste soci­età potrebbe fal­lire.  E dato che sono trop­po gran­di per fal­lire, il con­tribuente pagherà il con­to.  A propos­i­to, non si trat­ta di lib­er­al­is­mo. È qual­cosa di diver­so, per­ché il pri­mo prin­ci­pio del lib­er­al­is­mo è molto sem­plice.  Se ti impeg­ni in attiv­ità ris­chiose, ti assu­mi dei rischi.  E qui non è il caso, dato che il con­tribuente si assume i rischi.  Gli impat­ti sociali sono enor­mi.  Quin­di qui c’è la dis­tribuzione del red­di­to.  Cosa vedi­amo? Niente, fon­da­men­tal­mente, per­ché qui abbi­amo una lin­ea oriz­zon­tale per il 99,99% del­la popo­lazione.  E sul­l’asse ver­ti­cale qui, avete il restante 0,01%.  E qui ho scrit­to, riguar­do al red­di­to, non in mil­iar­di, non in mil­ioni, ma in mil­iar­di di dol­lari o franchi svizzeri.  Così Jeff Bezos, per esem­pio, Ama­zon, Jeff Bezos il 20 luglio ha rice­vu­to 13 mil­iar­di, non mil­ioni, 13 mil­iar­di di franchi svizzeri in un giorno, la pri­ma vol­ta nel­la sto­ria che una per­sona è sta­ta autor­iz­za­ta ad essere più ric­ca di 13 mil­iar­di di dol­lari. Cor­risponde in un giorno al doppio di quel­lo che 1,3 mil­iar­di di africani han­no rice­vu­to nel­lo stes­so giorno.  Cor­risponde anche a 10 volte il val­ore del Castel­lo di Ver­sailles.  10 volte, non in 50 anni, come nel caso del Castel­lo di Ver­sailles, in un giorno.  Quin­di dob­bi­amo essere con­sapevoli di questo, del­l’al­tra fac­cia del­la medaglia.  E ci tro­vi­amo di fronte a una dis­con­nes­sione tra il set­tore finanziario in rosso qui e l’e­cono­mia reale in verde.  Così qui avete i prezzi delle azioni delle più gran­di aziende negli Sta­ti Uni­ti in rosso, e i guadag­ni delle stesse aziende.  E quel­lo che vedete qui è sem­plice­mente una dis­con­nes­sione, che è dovu­ta a cosa? Alla polit­i­ca mon­e­taria delle banche cen­trali.  Ini­et­tano un’enorme quan­tità di denaro nel set­tore finanziario, speran­do che il set­tore finanziario dia presti­ti all’e­cono­mia reale.  In realtà non è così.  E invece di osser­vare davvero un’in­flazione nel­l’e­cono­mia reale, potrebbe venire, ma oggi, anco­ra tran­quil­la, abbi­amo osser­va­to un’in­flazione nel set­tore finanziario, nel sen­so che i prezzi delle azioni aumen­tano, con­tin­u­ano ad aumentare.  Ok, ora par­liamo di nuo­vo di lavoro dig­ni­toso e per­me­t­tete­mi di darvi degli esem­pi molto pre­cisi di alcu­ni com­mer­cianti.  Il sign­or Jérome Kerviel che lavo­ra­va per la Société Générale a Pari­gi.  È anda­to in pri­gione per­ché è sta­to accusato di una perdi­ta di 4,9 mil­iar­di di euro nel 2007.  E la polizia ha pre­so le sue e‑mail.  Vi fac­cio un esem­pio di quel­lo che ha scrit­to: “In una trad­ing room, il modus operan­di ide­ale può essere rias­sun­to in una frase: saper pren­dere il mas­si­mo ris­chio per far guadagnare alla ban­ca il mas­si­mo denaro.  In nome di una tale rego­la, i più ele­men­tari prin­cipi di pru­den­za non con­tano molto.  In mez­zo alla grande orgia ban­car­ia, i trad­er han­no la stes­sa con­sid­er­azione di una qual­si­asi pros­ti­tu­ta media.  Il rapi­do riconosci­men­to che l’asseg­no di oggi era buono”.  Esem­pio numero due, il sign­or Tourre, che lavo­ra­va per Gold­man Sachs e il proces­so è sta­to orga­niz­za­to a New York con­tro Gold­man Sachs, che vende­va prodot­ti dub­bi ai suoi cli­en­ti.  La polizia ha pre­so le sue email.  Di nuo­vo, cito: “C’è sem­pre più leva nel sis­tema, quin­di sem­pre più deb­ito.  L’in­tero edi­fi­cio potrebbe crol­lare in qual­si­asi momen­to.  Quan­do pen­so che c’era un po’ di me nel­la creazione di questo prodot­to”, i tipi di prodot­ti che intende qui sono i derivati, le scommesse, “il tipo di cose che inven­ti, dicen­do a te stes­so: che ne dici di creare una macchi­na che non serve a niente, che è total­mente con­cettuale e alta­mente teor­i­ca e che nes­suno sa come prez­zare, fa male al cuore ved­er­la implodere in pieno volo.  È un po’ come Franken­stein che si riv­ol­ta con­tro il suo inven­tore”.  Ter­zo esem­pio, il sign­or Polk, un ex trad­er che ha scrit­to vari arti­coli sul New York Times, e cito: “Non solo non sta­vo aiu­tan­do a risol­vere i prob­le­mi del mon­do, ma ne sta­vo approf­ittan­do”.  Cin­is­mo.  “Nel mio ulti­mo anno a Wall Street, il mio bonus era di 3,6 mil­ioni di dol­lari, ed ero arrab­bi­a­to per­ché non era abbas­tan­za grande.  Ave­vo 30 anni.  Non ave­vo figli da crescere, nes­sun deb­ito da pagare, nes­sun obi­et­ti­vo filantrop­i­co in mente.  Vole­vo più sol­di esat­ta­mente per lo stes­so moti­vo per cui un alcol­iz­za­to ha bisog­no di un altro drink:  Ero dipen­dente”.  Quin­di, in poche parole, tre esem­pi.  Il pri­mo si parag­o­na a una pros­ti­tu­ta, il sec­on­do a Franken­stein, e il ter­zo dice di essere dipen­dente.  Las­ci­ate che vi mostri un ulti­mo esem­pio.  Un ex diret­tore di Gold­man Sachs che ha las­ci­a­to ques­ta ban­ca e ha spie­ga­to per­ché.  “Oggi è il mio ulti­mo giorno alla Gold­man Sachs. Dopo qua­si 12 anni nel­l’azien­da.  Cre­do di aver lavo­ra­to qui abbas­tan­za a lun­go per capire la trai­et­to­ria del­la sua cul­tura, la sua gente e la sua iden­tità.  E pos­so dire ones­ta­mente che l’am­bi­ente ora è così tossi­co e dis­trut­ti­vo come non l’ho mai vis­to.  Per met­tere il prob­le­ma nei ter­mi­ni più sem­pli­ci, gli inter­es­si del cliente con­tin­u­ano ad essere mes­si da parte nel modo in cui lo stu­dio opera e pen­sa a fare sol­di”.  Cin­is­mo. Con­clu­sione, quin­di non è solo la ban­car­ot­ta di una ban­ca, cioè Lehman Broth­ers, è la ban­car­ot­ta di un sis­tema di finan­za da cas­inò, in cui i deb­iti, le scommesse e il cin­is­mo preval­go­no sul risparmio e la fidu­cia.  Questo proces­so fa pre­cip­itare la soci­età in una crisi per­ma­nente.  Le isti­tuzioni trop­po gran­di per fal­lire, quin­di le gran­di banche, cir­ca 30 gran­di banche e gli hedge fund, tra l’al­tro, godono di ogni sor­ta di van­tag­gi e garanzie, quin­di garanzie statali fon­da­men­tal­mente, che con­trastano net­ta­mente con i prin­cipi del lavoro che procla­mano.  E infine, ma non meno impor­tante, ovvi­a­mente ci sono soluzioni, per­ché voglio che tut­ti pos­sano dormire ques­ta sera.  E qui voglio con­clud­ere con una nota pos­i­ti­va.  Ci sono molte soluzioni.  Per esem­pio, per assi­cu­rar­si che non ci siano prodot­ti finanziari tossi­ci, sarebbe utile un proces­so di cer­ti­fi­cazione.  È il caso del­la mag­gior parte dei rami dei set­tori: indus­tria auto­mo­bilis­ti­ca, indus­tria far­ma­ceu­ti­ca, per­ché non nel­l’in­dus­tria finanziaria?  E così via.  Micro­tax, ne abbi­amo par­la­to.  Micro­tax sui paga­men­ti elet­tron­i­ci, pun­to sei.  Il vol­ume delle transazioni elet­tron­iche è così grande che la micro­tas­sa sarebbe suf­fi­ciente per sbaraz­zarsi di varie tasse.  I cor­si di econo­mia e finan­za dovreb­bero essere adat­tati.  Cioè, dovrem­mo trarre lezioni da quel­lo che è suc­ces­so nel 2008, noi inten­do, pro­fes­sori, da quel­lo che è suc­ces­so nel 2008 e dopo.  Se con­frontate il pro­gram­ma dei cor­si, fon­da­men­tal­mente 2006, 2007, 2008, e ora vedrete delle dif­feren­ze, ma non abbas­tan­za.  Quin­di è respon­s­abil­ità dei pro­fes­sori assi­cu­rar­si di trarre delle lezioni.  Infine, la sep­a­razione delle banche al det­taglio e di inves­ti­men­to.  Il pres­i­dente Roo­sevelt intro­dusse nel 1933 il cosid­det­to Glass-Stea­gall Act, in modo da sep­a­rare, di nuo­vo, le banche d’in­ves­ti­men­to dalle banche al det­taglio.  E ha fun­zion­a­to, per­ché abbi­amo avu­to molte meno crisi ban­car­ie tra, in par­ti­co­lare dopo la sec­on­da guer­ra mon­di­ale fino al 1999.  Questo atto è sta­to abroga­to dal pres­i­dente Clin­ton, purtrop­po.  Gra­zie per l’attenzione.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie mille, pro­fes­sore. Voglio leg­gere l’ul­ti­mo com­men­to del­la chat­box, per­ché è esat­ta­mente quel­lo che pen­so. Il sign­or Somers dice: “Gra­zie per una pre­sen­tazione molto inter­es­sante e scioc­cante”.  Quin­di ci sono molti nuovi con­tenu­ti ed è abbas­tan­za scioc­cante.  Gra­zie.  Ora, invi­to i parte­ci­pan­ti al webi­nar a porre domande.  Abbi­amo già tre domande nel­la casel­la Q&A, quin­di inizierò lenta­mente con loro.  Ma siete invi­tati ad aggiun­gere altre domande o com­men­ti, e arriver­e­mo a loro.  Quin­di la pri­ma doman­da è di Isabel Smith, e chiede: “avete sper­an­za dal lavoro di Fair­phone e del­la tec­nolo­gia equa?”  Chi vuole rispon­dere o dire qualcosa?

 

CRISTINA DURANTI: Conos­ci­amo il lavoro di Fair­phone per­ché è uno degli attori nel­la RDC. Stan­no cer­can­do di met­tere insieme tut­ti gli attori per miglio­rare la respon­s­abil­ità del­la cate­na di approvvi­gion­a­men­to delle bat­terie.  Devo dire che per­sonal­mente sono un po’ scetti­co per­ché in assen­za di una forte part­ner­ship con gli enti pub­bli­ci che devono essere pien­amente impeg­nati per l’ap­pli­cazione delle regole da un lato, ma anche per fornire alter­na­tive decen­ti, dal­l’al­tro.  Quel­lo che ques­ta oper­azione può fare è lavo­rare con i sin­to­mi e non con le cause, se pos­so dire. È un con­cet­to un po’ dif­fi­cile, ma molte delle oper­azioni che guardano agli stan­dard e a come imple­mentare gli stan­dard nelle catene di approvvi­gion­a­men­to, sono molto con­cen­trate sui sin­to­mi.  E così togliamo i bam­bi­ni dalle miniere.  Met­ti­amo i cap­pel­li in cima alle teste dei mina­tori, e fac­ciamo una bel­la foto e ci assi­cu­ri­amo che nel nos­tro sis­tema di cate­na a bloc­chi la bandiera sia lì nel­la casel­la di con­trol­lo.  Ma il quadro gen­erale è che sen­za infra­strut­ture, sen­za servizi, sen­za sis­te­mi di pro­tezione sociale, questi stan­dard non sono real­is­ti­ca­mente applicati.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie mille. Nes­sun altro ha rispos­to, quin­di abbi­amo la prossi­ma doman­da, la sig­no­ri­na Patri­cia Myr­i­am Isi­mat chiede e dice: “La cor­ruzione è il prob­le­ma prin­ci­pale. Quin­di quali sono i piani con­tro la cor­ruzione?”.  Qual­cuno vuole com­mentare?  Ok, allo­ra forse ci tor­ni­amo più tar­di.  Quin­di c’è un com­men­to, c’è un com­men­to.  “Gra­zie mille al pro­fes­sor Ches­ney per questo con­trib­u­to molto inter­es­sante.  C’è anco­ra molto da fare, e mi chiedo se, almeno in Svizzera, la FINMA sarà all’al­tez­za delle sue responsabilità?”

 

  1. MARC CHESNEY: Scusa, cos’è F‑I-N-M‑A?

 

  1. MIRJAM BEIKE: Non lo so, FINMA? Io non… Sei muto.

 

  1. MARC CHESNEY: Scusa, FINMA. Spero. Ma non è pro­prio il caso oggi per­ché la FINMA dovrebbe con­trol­lare la qual­ità di questi prodot­ti finanziari, ma anco­ra oggi per­me­tte la dif­fu­sione di questi prodot­ti. Quin­di ci sono prodot­ti finanziari, ci sono prodot­ti finanziari tossi­ci oggi che i cli­en­ti potreb­bero arrivare e per­dono molti sol­di. Quin­di la FINMA dovrebbe essere molto più atti­va qui e dovrebbe con­trol­lare se questi prodot­ti, cosa sig­nif­i­cano questi prodot­ti, se sono utili per l’e­cono­mia, per la soci­età.  Se sì, dovreb­bero essere per­me­s­si. Se no, non dovreb­bero.  E lo stes­so vale per le med­i­cine.  Se ci tro­vi­amo di fronte a med­i­cine tossiche, ovvi­a­mente dovreb­bero essere proib­ite e dovrebbe essere la stes­sa cosa con i prodot­ti finanziari.  Ma non è il caso, purtroppo.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. Abbi­amo un’al­tra doman­da. “Cre­do che le popo­lazioni locali abbiano bisog­no di assis­ten­za legale per edu­car­le sui loro dirit­ti e aiu­tar­le a negoziare le con­dizioni di lavoro, in modo che non siano sfrut­tate da imp­rese sen­za scrupoli.  Come pos­si­amo garan­tire che tale assis­ten­za pos­sa essere fornita?”.

 

CRISTINA DURANTI: Solo breve­mente, Mir­jam, questo fa sicu­ra­mente parte di quel­lo che fac­ciamo e che fan­no altre ONG.  È una com­po­nente chi­ave del nos­tro inter­ven­to per edu­care le per­sone sui dirit­ti come cit­ta­di­ni e come lavoratori.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. E pen­so che tu abbia già par­la­to di questo, Cristi­na, per­ché tu stai for­nen­do questo, sai? Le ONG lo stan­no for­nen­do, ma nat­u­ral­mente è anche un prob­le­ma sis­temi­co.  Ora, c’è la prossi­ma doman­da: “Andrea March­esani potrebbe rea­gire dal pun­to di vista del Vat­i­cano alla pre­sen­tazione del pro­fes­sor Ches­ney, dan­do­ci qualche idea del­l’in­seg­na­men­to sociale su questo?”

 

ANDREA MARCHESANI: È un piacere e vor­rei citare, vor­rei ricor­dare che nel­l’en­ci­cli­ca Car­i­tas in ver­i­tate di Benedet­to XVI, c’er­a­no molte par­ti su questo tema dei prob­le­mi del­la dere­go­la­men­tazione e del­l’a­n­ar­chia, se pos­so usare ques­ta paro­la, cioè nel sis­tema finanziario.  Quin­di il prob­le­ma è, dice­va Papa Benedet­to, è che quan­do tut­to diven­ta asservi­to al sis­tema eco­nom­i­co e finanziario esistente e non si cor­reg­gono gli aspet­ti dis­fun­zion­ali, e nel 2018, il mio dicas­t­ero, Il Dicas­t­ero per lo svilup­po umano inte­grale, tut­ti insieme alla Con­gregazione per la Dot­t­ri­na del­la Chiesa, han­no pub­bli­ca­to un doc­u­men­to, il cui nome lati­no è Oeco­nom­i­cae et Pecu­niarie Quaes­tiones.  E c’è un capi­to­lo su questo.  E se pos­so, pos­si­amo sin­te­tiz­zare dicen­do che…  Si com­in­cia con, come ho det­to pri­ma, il denaro è un buon stru­men­to per le pro­prie lib­ertà e per espan­dere le pro­prie pos­si­bil­ità, ma pos­sono facil­mente riv­oltar­si con­tro gli uomi­ni.  Così la dimen­sione finanziaria del mon­do degli affari, con l’ac­ces­so alla bor­sa delle imp­rese, può avere con­seguen­ze neg­a­tive.  La ric­chez­za vir­tuale, carat­ter­iz­za­ta solo dal­la transazione spec­u­la­ti­va, atti­ra infat­ti quan­tità ecces­sive di cap­i­tale sot­trat­to alla cir­co­lazione nel­l’e­cono­mia reale. L’ac­cu­mu­lazione di cap­i­tale sta grad­ual­mente trasfor­man­do il lavoro in stru­men­ti e il denaro in una mano.  Il risul­ta­to è la dif­fu­sione di una cul­tura del­lo spre­co che emar­gina gran­di masse e le pri­va di un lavoro dig­ni­toso.  Quin­di, fon­da­men­tal­mente, non pos­so aggiun­gere molto su ques­ta parte del Papa.  Non voglio fare parag­o­ni, ma il pro­fes­sor Ches­ney e il mag­is­tra­to del­la Chiesa sono inter­venu­ti su questo tema molte volte nel­la sto­ria.  E fin dal­la pri­ma enci­cli­ca di Leone XIII, la Rerum novarum e tut­ti i doc­u­men­ti sociali del­la Chiesa.  Pos­si­amo met­tere a fuo­co tut­to questo fenom­e­no mod­er­no, come i fenomeni che ave­va­mo pri­ma, due sec­oli fa, come cor­rispon­dono alla stes­sa log­i­ca.  Oggi vor­rei dire che vedo che c’è un’esca­la­tion di potere, non solo per la tec­nolo­gia, ma per­ché molte cose non sono reali e sono nel­la Rete, sono in un sis­tema che non si può toc­care.  E se pri­ma i prob­le­mi era­no nel­l’e­cono­mia reale, oggi assis­ti­amo ad un diver­so…  Ad un fenom­e­no diver­so che è molto più potente e molto più dif­fi­cile da controllare.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. C’è un’al­tra doman­da al pro­fes­sor Ches­ney: “Entrate poten­ziali sulle micro­tasse sulle transazioni. Cosa c’è di nuo­vo?  Per­ché non è sta­to imple­men­ta­to?  Per­ché la dis­cus­sione su di esso non è nuova”.

 

  1. MARC CHESNEY: Pre­cisa­mente, è nuo­vo. È nuo­vo. Ques­ta enorme quan­tità di transazioni non esiste­va un sec­o­lo fa, nem­meno 50 anni fa. È nuo­vo. Cor­risponde a 150 volte il PIL.  Quin­di è qual­cosa di nuo­vo, dici­amo che è inizia­to 30, 40 anni fa, qual­cosa del genere, con la cosid­det­ta finanziariz­zazione del­l’e­cono­mia, vale a dire che il set­tore finanziario è in gra­do di pren­dere il potere e questo è qual­cosa di nuo­vo, non era il caso 200 anni fa.  Così da imporre la sua log­i­ca all’e­cono­mia e alla soci­età.  Quin­di è nuo­vo per­ché, di nuo­vo, questo vol­ume è enorme e per­ché non è la cosid­det­ta tas­sa Tobin, la gente potrebbe averne sen­ti­to par­lare per­ché qui con Tobin, l’idea era quel­la di con­cen­trar­si su transazioni speci­fiche, su transazioni di azioni o di val­u­ta.  Qui, l’idea del­la micro­tas­sa è di con­sid­er­are tutte le transazioni elet­tron­iche sen­za eccezione.  Quin­di tra banche, con i cli­en­ti, se vai al ris­torante, dal par­ruc­chiere o altro, al ban­co­mat, tut­to con lo stes­so tas­so, 0,1 per cen­to, qual­cosa di molto pic­co­lo, micro­tas­sa.  Quin­di è sem­plice.  Voglio dire, tec­ni­ca­mente molto sem­plice, politi­ca­mente, molto del­i­ca­to, ques­tione molto del­i­ca­ta, per­ché ovvi­a­mente se la mag­gior parte delle banche potrebbe essere d’ac­cor­do, dico potrebbe essere d’ac­cor­do per­ché abbi­amo scrit­to nel doc­u­men­to che le banche sareb­bero pagate per un tale lavoro.  Quin­di se rac­col­go­no sol­di, sol­di delle tasse, dovreb­bero tenere una data per­centuale, così saran­no pagate.  Quin­di per le pic­cole banche potrebbe avere sen­so.  Per le gran­di banche, sarebbe diver­so per­ché si basano sul cosid­det­to trad­ing ad alta fre­quen­za, il che sig­nifi­ca che com­pra­no e ven­dono azioni in mil­li o microsec­on­di, tan­to per essere chiari.  Quin­di, ovvi­a­mente, pagher­an­no più tasse, paghereb­bero più tasse con una micro­tas­sa rispet­to a noi, ma la mag­gior parte delle per­sone e la mag­gior parte delle aziende paghereb­bero meno.  Quin­di sarebbe un van­tag­gio, dici­amo, per il 99% del­la popo­lazione e delle imp­rese.  Ma il restante 1%, qui sti­amo par­lan­do di isti­tuzioni trop­po gran­di per fal­lire, è ovvi­a­mente con­tro questo tipo di idea.  Grazie.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. Quin­di voglio infor­mar­vi che Cristi­na Duran­ti è dovu­ta andare via. Abbi­amo alcune domande su Kol­wezi, ma è di nuo­vo col­le­ga­to alla situ­azione del­la cor­ruzione. “Un lavoro decente a Kol­wezi, in un paese dove la mag­gior parte delle cose non fun­zio­nano, dove la cor­ruzione è il prob­le­ma prin­ci­pale, come miglio­rare le con­dizioni di lavoro in quel­la situ­azione con tan­ta cor­ruzione?”  Voglio dare un input o un’idea, per­ché vive­vo in un paese con un’al­ta cor­ruzione e non ero abit­u­a­to a questo, e ho avu­to una spie­gazione cul­tur­ale, che ho trova­to molto inter­es­sante.  Era un paese, quin­di, si potrebbe dire 500, 600 anni. Ora c’era l’oc­cu­pazione, c’era una dit­tatu­ra.  Così la gente ha impara­to a non fidar­si del gov­er­no.  Quin­di, per soprav­vi­vere, dove­vano fidar­si del­la famiglia.  E se il gov­er­no di un paese pas­sa alla democrazia, crea con­flit­ti, per­ché dopo tan­ti, 500 anni, non puoi cam­biare la men­tal­ità, non puoi cam­biare certe per­sone.  Ma se il gov­er­no non è dal­la nos­tra parte e pen­so che questo potrebbe causare cor­ruzione.  Quin­di ques­ta è un’idea che ho su questo, ma non darei una lezione.  Non so se potreste relazionarvi a questo, o se questo potrebbe aiutare a pen­sare a come affrontare la cor­ruzione in questi pae­si poveri.  Quin­di.  Se no, va bene.  Pen­so che forse il mio approc­cio potrebbe essere inter­es­sante per alcune delle per­sone che chiedono del­la cor­ruzione. Poi abbi­amo una doman­da.  “Non mi sor­prende che Papa Francesco abbia scrit­to “Ques­ta econo­mia uccide”, vis­to che siamo tut­ti com­pli­ci di questo sis­tema tossi­co per­ché usi­amo le banche, e forse non ci poni­amo domande sul nos­tro sis­tema bancario”.

 

  1. MARC CHESNEY: Sì, dovrem­mo fare domande e cer­care di capire i prob­le­mi, ovvi­a­mente, per­ché siamo cit­ta­di­ni e abbi­amo anche la respon­s­abil­ità come cit­ta­di­ni, di cer­care di capire la com­p­lessità. Il sis­tema è trop­po com­p­lesso. Dob­bi­amo sem­pli­fi­car­lo, ovviamente.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Una doman­da sul cam­bi­a­men­to sis­temi­co. “A un cer­to pun­to del­la sto­ria l’evoluzione del­l’e­cono­mia ha devi­a­to in modo che oggi la schi­av­itù mod­er­na e il lavoro inde­cente sono pos­si­bili e, in qualche modo, red­di­tizi. I cli­en­ti sono abit­uati a prodot­ti a buon mer­ca­to, e le per­sone con poco red­di­to pos­sono non essere in gra­do di per­me­t­ter­si di pagare per i prodot­ti del com­mer­cio equo e sol­i­dale.  Le aziende di medie dimen­sioni pos­sono avere bisog­no di ridurre i costi di pro­duzione e/o di lavoro per rimanere com­pet­i­tive. Potreb­bero trovar­si in un dilem­ma per non essere in gra­do di offrire un lavoro decente.  Quale sarebbe il pun­to di parten­za per cam­biare l’in­tero sistema?”

 

BRIAN ISELIN: È come chiedere la rispos­ta del­la vita, del­l’u­ni­ver­so e di tut­to quan­to.  Ques­ta è la grande doman­da.  42, cre­do, è la rispos­ta gius­ta, comunque.  Quin­di affrontare ques­ta doman­da è esat­ta­mente il moti­vo per cui ho inizia­to Slave­free­trade.  Così quan­do torno indi­etro di 20 anni, lavo­ran­do su un caso di schi­av­itù, sul mio pri­mo caso di lavoro forza­to e di lavoro mino­rile, era in realtà un ragaz­zo di 12 anni col­pi­to alla tes­ta e get­ta­to in mare da una bar­ca di gam­beri.  Ora, una delle cose inter­es­san­ti che ho scop­er­to da quel­l’indagine è che i gam­beri del­la bar­ca su cui si trova­va il ragaz­zo, lui e due ami­ci sono sta­ti uccisi per quei gam­beri, i gam­beri ven­du­ti al pri­mo pun­to di ven­di­ta allo stes­so prez­zo dei gam­beri di una bar­ca vic­i­na dove era una bar­ca famil­iare e tut­ti era­no trat­tati bene.  Non c’è dif­feren­zi­azione dal pri­mo pun­to di ven­di­ta alla fine.  Slave free e slave made non han­no un prez­zo diver­so.  Il mer­ca­to, la cate­na del val­ore, è com­ple­ta­mente cieco alle con­dizioni in cui le cose sono fat­te.  Quin­di non si trat­ta di eco­nom­i­co.  Non si trat­ta di cos­toso.  Una scia­rpa di un mar­chio di lus­so di fas­cia alta può essere fat­ta con tan­to lavoro forza­to o lavoro mino­rile quan­to una scia­rpa da 14 dol­lari.  Ha solo un ricari­co del 4.000 per cen­to.  Quin­di non sti­amo par­lan­do di…  Quin­di direi di divorziare dal­l’idea che si trat­ta di un prez­zo bas­so.  La magli­et­ta da 14 dol­lari è anco­ra una magli­et­ta da 14 dol­lari se tut­ti in quel­la cate­na del val­ore ricevono quel­lo che dovreb­bero essere pagati.  Se scom­poni il con­trib­u­to al val­ore del­la magli­et­ta da 14 dol­lari, al cos­to del lavoro coin­volto nel­la sua real­iz­zazione, potresti trip­li­care gli stipen­di delle per­sone che stan­no facen­do la magli­et­ta e non avere alcun effet­to evi­dente sul prez­zo di 14 dol­lari all’al­tra estrem­ità.  E con­sid­e­ri­amo anche che dei 14 dol­lari, il 61% va a H&M o Zara, o chi­unque sia.  Quin­di, anche se dovessero tagliar­si al 60,2 per cen­to, si potreb­bero comunque trip­li­care i salari di tut­ti quel­li coin­volti nel­la pro­duzione del­la cam­i­cia.  Quin­di non si trat­ta solo di cose eco­nomiche, quel­lo non è un grande prob­le­ma.  Quel­lo che dob­bi­amo fare è incen­ti­vare l’u­nione, l’u­nione dei dirit­ti umani e la lin­ea di fon­do, in modo che la lin­ea di fon­do diven­ti dipen­dente dai dirit­ti umani, per­ché altri­men­ti abbi­amo la stes­sa situ­azione che avrem­mo nel­l’in­dus­tria finanziaria, cioè che le per­sone non han­no bus­so­la morale.  E se non fac­ciamo dipen­dere la lin­ea di fon­do dai dirit­ti umani, non cam­bier­an­no.  Voglio dire, guar­date i banchieri che stan­no facen­do le cose di cui parla­va il pro­fes­sor Ches­ney.  Voglio dire, queste per­sone sono delle merde.  Stan­no facen­do cose ter­ri­bil­mente tossiche.  Han­no per­so la loro bus­so­la morale.  Non han­no coscien­za.  Quel­lo che gli inter­es­sa è il denaro.  Quin­di dob­bi­amo dimen­ti­care il bene intrin­seco.  Non pos­si­amo par­lare del bene intrin­seco a queste per­sone.  Quel­lo che dob­bi­amo dire è che la vos­tra lin­ea di fon­do, per­ché abbi­amo ammin­is­tra­tori del­e­gati, azion­isti, leg­is­lazione gov­er­na­ti­va, con­suma­tori, soci­età di ges­tione degli inves­ti­men­ti, abbi­amo tutte queste par­ti inter­es­sate, che dicono che i dirit­ti umani sono ora parte del­la vos­tra lin­ea di fon­do.  Fate­lo bene o non com­pri­amo da voi.  Le agen­zie di approvvi­gion­a­men­to pub­bli­co han­no un ruo­lo chi­ave nel­la stes­sa cosa, gius­to?  Quin­di, riu­nire tut­ti questi attori del­la doman­da, questi pub­bli­ci di rifer­i­men­to, gli investi­tori, le aziende di approvvi­gion­a­men­to pub­bli­co, le agen­zie gov­er­na­tive, gli stu­di legali, i con­suma­tori, riu­nir­li tut­ti insieme per fare la loro pic­co­la parte per spin­gere la doman­da, è l’u­ni­ca cosa che pos­si­amo fare.  Dob­bi­amo unire la doman­da per­ché al momen­to la doman­da è com­ple­ta­mente dis­ag­gre­ga­ta, anche da un con­suma­tore all’al­tro.  La doman­da è com­ple­ta­mente aggre­ga­ta.  H&M, fan­no un otti­mo lavoro nel dividere i con­suma­tori.  Questo è quel­lo che fan­no.  Fa parte del loro mod­el­lo di busi­ness, in modo che i con­suma­tori non si unis­cano mai con­tro H&M in nes­sun tipo di numero che fac­cia la dif­feren­za per loro.  Quin­di unire tut­ti gli attori che potreb­bero fornire richi­este su questo, ed è lo stes­so nel mon­do del­la finan­za, ques­ta sarà l’u­ni­ca cosa che crea un cam­bi­a­men­to, ad essere sin­ceri.  Riu­nire i dirit­ti umani e la lin­ea di fon­do, in modo che la lin­ea di fon­do dipen­da dal­la per­for­mance dei dirit­ti umani.  È lì che dob­bi­amo andare.  Ed è grande, gius­to? È… 42.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. Non so per­ché, ma ho un altro nome ora, ma sono qui e come fun­ziona. Così ora c’è un’al­tra doman­da, e si dice “In Ger­ma­nia, c’è sta­ta un’inizia­ti­va polit­i­ca chia­ma­ta Liefer­ket­tenge­setz, che sig­nifi­ca che è una legge di pro­tezione per le catene di approvvi­gion­a­men­to. Pen­si che questo potrebbe essere un mod­el­lo per ulte­ri­ori cam­bi­a­men­ti?”  Sì, Bri­an. Muto?

 

BRIAN ISELIN: Ecco qua.  Sì, quin­di è usci­ta la nuo­va legge tedesca sul­la due dili­gence del­la cate­na di approvvi­gion­a­men­to, insieme alla Fran­cia che ne ha una da molto tem­po, la Norve­g­ia ne ha appe­na fat­ta una. Molti pae­si le stan­no svilup­pan­do.  Sono una parte molto impor­tante di uno di questi, quel­lo che ho men­zion­a­to pri­ma, dri­ver del­la doman­da, gius­to?  Così, improvvisa­mente, il 90% delle aziende che il gov­er­no tedesco stes­so ha det­to che non era­no con­for­mi ai dirit­ti umani, ora han­no una legge che il gov­er­no tedesco può poten­zial­mente usare per spinger­le nel­la gius­ta direzione.  Ci viene det­to abbas­tan­za spes­so da per­sone all’in­ter­no delle aziende che vogliono vedere un cam­bi­a­men­to, che c’è bisog­no di una legge per­ché all’in­ter­no del­la loro azien­da non han­no il potere di portare l’azien­da avan­ti.  Lo indi­cano e dicono, bene, abbi­amo bisog­no di una legge per­ché così pos­si­amo andare dal nos­tro CEO e dire che c’è una legge.  Quin­di han­no bisog­no di sup­por­to all’in­ter­no delle aziende per essere in gra­do di portare avan­ti l’azien­da.  Gli azion­isti pos­sono iniziare a mobil­i­tar­si intorno a leg­gi come ques­ta.  Gli scan­dali e la cat­ti­va pub­blic­ità derivano da quan­do c’è una legge, infran­gere una legge è molto più grave di una vio­lazione eti­ca.  Quin­di la legge è impor­tante come un sin­go­lo pez­zo di un puz­zle molto grande di doman­da che costringe le aziende nel­la gius­ta direzione.  Questo è quel­lo che direi a questo proposito.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. Pen­so che sia ora di con­clud­ere. Vor­rei… Ci sono due domande e pen­so che siano domande del mon­do e forse ognuno di voi potrebbe dire una frase per rispon­dere, per­ché ques­ta è una rispos­ta a tut­ti i prob­le­mi. Quin­di la pri­ma doman­da è: “Cosa deve suc­cedere, e dove sono i bloc­chi stradali?”  Una frase, chi­unque voglia iniziare.

 

BRIAN ISELIN: Ok, las­ci­ate­mi inter­venire.  La doman­da è com­ple­ta­mente pri­va di fon­di e sot­to­fi­nanzi­a­ta.  Il 98, 99 per cen­to del denaro spe­so per la schi­av­itù mod­er­na e il traf­fi­co di esseri umani è spe­so in inizia­tive dal lato del­l’of­fer­ta, pulen­do il lat­te ver­sato.  Bisogna far­lo in qual­si­asi tipo di regime di trat­ta­men­to, ma alla fine non sti­amo curan­do nul­la facen­do questo.  La doman­da è dove dob­bi­amo andare ed è com­ple­ta­mente non finanzi­a­ta.  Ho dovu­to finanziare Slave­free­trade con i miei rispar­mi, è sem­plice­mente ridicolo.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Grazie.

 

ANDREA MARCHESANI: Se pos­so.  Come ha det­to Bri­an, la doman­da.  Quin­di il prob­le­ma del­la doman­da è che dob­bi­amo cam­biare il par­a­dig­ma e quin­di abbi­amo bisog­no di edu­cazione.  Quel­lo che ho det­to pri­ma, la cura è l’e­d­u­cazione.  È l’e­van­ge­liz­zazione in prospet­ti­va cat­toli­ca e l’empowerment del­la famiglia.  Per­ché se diamo potere alla famiglia, diamo potere ai lavo­ra­tori e attra­ver­so la famiglia pas­si­amo all’e­d­u­cazione.  E così il sis­tema, tut­to è col­le­ga­to e non è una cosa facile.  Ma dob­bi­amo lavo­rare su questo, credo.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gra­zie. Allo­ra ok. Sei in sordina.

 

  1. MARC CHESNEY: Il denaro dovrebbe essere per­cepi­to non come un fine in sé, ma come un mez­zo per essere feli­ci, ma non come un fine in sé.Altrimenti è una malattia.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Gabriele, una con­clu­sione? Sì, una conclusione.

 

GABRIELE SPINA: Non so se pos­so rispon­dere a ques­ta doman­da, per­ché il mio liv­el­lo è molto, molto bas­so, ma pen­so, come dice Andrea, che sia molto impor­tante, la cul­tura, la respon­s­abi­liz­zazione dei ragazzi, il con­sumo criti­co.  Se devi spendere sol­di, come puoi spendere sol­di.  Cer­to, non cam­bia la situ­azione, la situ­azione finanziaria che Marc ha spie­ga­to, cer­to, ma nel nos­tro pic­co­lo, capire un po’ di questi mec­ca­n­is­mi è impor­tante per essere con­sapevoli e cer­care nelle nos­tre pic­cole attiv­ità di cam­biare qualche pic­col­is­si­mo pezzo.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Grazie.

 

ANDREA MARCHESANI: Se pos­so aggiun­gere una cosa, vor­rei solo dire che il lavoro è per l’uo­mo, e non l’uo­mo per il lavoro.  E così quel­lo che vedi­amo oggi, che molte per­sone sono, che si fan­no volon­tari­a­mente costrin­gere da loro stes­si o dal loro lavoro, per­ché vogliono rag­giun­gere qual­cosa.  E pos­si­amo chia­mar­lo auto­re­al­iz­zazione, suc­ces­so, tut­to questo.  Ma ciò che chi­ami­amo ques­ta vita è la real­iz­zazione attra­ver­so le relazioni con gli altri, non attra­ver­so noi stes­si e non attra­ver­so il nos­tro lavoro.

 

  1. MIRJAM BEIKE: Grazie.E con questo, pas­so la paro­la a Michel.

 

MICHEL VEUTHEY: Buona sera.  Vor­rei davvero esprimere la mia grat­i­tu­dine a tut­ti gli ora­tori e ai parte­ci­pan­ti.  Abbi­amo avu­to fino a 122 parte­ci­pan­ti da più di 45 pae­si.  La mia grat­i­tu­dine spe­ciale va a Yves Reichen­bach, il nos­tro web­mas­ter, e anche alla mia assis­tente a Ginevra, Clara Isep­pi, e alle mie assis­ten­ti a Niz­za, Pepi­ta Ale­many e Romane Diez.  Una reg­is­trazione video di questo webi­nar sarà disponi­bile tra qualche giorno sul nos­tro sito www.adlaudatosi.org.  Con sot­toti­toli in inglese, francese, tedesco, ital­iano, rus­so, spag­no­lo e cinese.  E sen­tite­vi liberi di con­di­videre il link.  Il nos­tro cor­so online in inglese sul­la trat­ta di esseri umani per aiu­tan­ti è in procin­to di essere tradot­to in francese.  Vi auguro il meglio e vi invi­to ai nos­tri prossi­mi webi­nar di set­tem­bre sui dirit­ti umani e la trat­ta di esseri umani, di otto­bre sui rifu­giati e la trat­ta di esseri umani, di novem­bre sui migranti e la trat­ta di esseri umani, e di dicem­bre sulle reli­gioni con­tro la trat­ta di esseri umani.  Sti­amo anche pren­den­do in con­sid­er­azione ulte­ri­ori webi­nar su ques­tioni speci­fiche riguardan­ti la trat­ta di esseri umani.  Vi ter­re­mo infor­mati. Gra­zie anco­ra.  E tan­ti auguri a tut­ti. Ora vi saluto.

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